Padova. Dopo mezzo secolo chiude lo storico negozio di dischi il “23”, regno del vinile quando la musica era “vera” Video

Il 31 luglio Maurizio Boldrin, 75 anni, abbasserà per l’ultima volta la serranda del suo mitico negozio

Domenica 25 Giugno 2023 di Nicoletta Cozza
Maurizio Boldrin, uno dei due soci dello storico negozio di dischi 23, a Padova

PADOVA - L’entusiasmo è lo stesso di mezzo secolo fa. Con gli occhi che si illuminano guardando la banana di Andy Warhol sulla copertina del 33 giri dei Velvet Underground. E che luccicano se osserva il prisma più famoso del mondo su quella di The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd, capolavoro assoluto di David Gilmour Roger Waters, Nick Mason e Richard Wright. Parlandone si commuove, gesticola, e si sfiora la maglietta, come se accarezzasse il volto di Jimy Hendrix riprodotto sulla stoffa.

Lo ammette: li porta tutti nel cuore, come tanti altri che negli ultimi 5 decenni hanno fatto la storia della musica e pure la sua. Ogni storia, però, ha un epilogo e lui ora ci è arrivato, con sofferenza, tristezza, e anche incredulità, perché mai avrebbe pensato che questo giorno sarebbe giunto, ma anche con la certezza che diversamente purtroppo non si può fare.


Il 31 luglio, infatti, Maurizio Boldrin, 75 anni, abbasserà per l’ultima volta la serranda del suo mitico negozio, Il 23 Dischi di via San Gregorio Barbarigo, angolo via Vescovado. Ha già pianificato tutto, nel tentativo di convincersi che sarà una giornata come tutte le altre, pur sapendo benissimo che non è così perché quella sera si chiuderà un’epoca per lui e per la città. A rendere più pesante la decisione è il fatto che il negozio è sempre pieno di gente, che sono tantissimi i giovani con la passione del vinile e che molte persone entrano anche solo per parlare un po’ di musica, tanto è vero che più di qualcuna gli va ripetendo: «No, non chiudete, siete un servizio sociale di cui non possiamo fare a meno».

LA STORIA
L’attività era stata avviata nel 1973 in via Soncin 23 e aveva preso il nome appunto dal civico. «A quel tempo i negozi si chiamavano con il nome dei proprietari, e quindi a Padova c’erano per esempio Giordani, Vanotti, Gabbia e molti altri. Io e il mio socio eravamo giovani e con voglia di cambiare, e così abbiamo fatto scegliendo un numero. Dopo 2 anni ci siamo trasferiti dove siamo adesso e da allora questa è diventata la nostra casa, dove abbiamo trascorso i sabati, le domeniche e le ferie. Ed è per questo che le vendite sono sempre andate bene».

BATTERISTA
D’altro canto per un appassionato di musica è il contesto ideale. «Io ho suonato tutta la vita la batteria e mi hanno organizzato anche una festa al Teatro Verdi quando ho compiuto 70 anni. Quand’ero giovane andavo in tournée in giro per il mondo con Pino Donaggio, mio amico fraterno tuttora. Negli Stati Uniti con noi è venuta pure Milva. Ecco, girando nei vari Paesi vedevo quei piccoli negozi di dischi che vendevano cose particolari, mentre a Padova c’erano solo i classici. A quel punto con il mio socio ci siamo chiesti: “perché non facciamo importazione?”, e così è iniziato tutto. Non ricordo che mese fosse, ma eravamo felici. Dopo un paio di anni abbiamo traslocato qui, al posto della camiceria Regona: siamo entrati in affitto, poi abbiamo comprato l’immobile e successivamente anche quello accanto. Sono stati anni bellissimi in cui abbiamo vissuto in prima persona la storia della discografia. Siamo partiti con i vinili, poi sono arrivati i cd ed erano tutti contenti perché non si sentivano più i fruscii, ma anch’essi con il digitale sono spariti, e sono tornati i vinili. La moda ha fatto un giro, per tornare al punto di partenza. In questo momento c’è davvero tanto interesse per i dischi non solo da parte dei vecchi collezionisti, ma anche dei ragazzi. Indubbiamente è un bellissimo oggetto e le copertine sono dei quadri».

IL RIMPIANTO
Boldrin si guarda intorno, non sa da dove cominciare il racconto per illustrare quelle più iconiche, che ha amato, e ama, maggiormente. «La banana di Warhol per i Velvet Underground è diventata in pezzo di storia, così come il faccione sul primo lp dei King Crimson, e poi il capolavoro iconico per SGT.Pepper dei Beatles. Per non parlare del prisma di The Dark Side of the Moon e della mucca di Atom Heart Mother dei Pink Floyd. Tutti dischi, peraltro, che i clienti di ogni età continuano a chiedermi ogni giorno. The Dark Side, poi fa impressione, penso che ogni appassionato ne abbia in casa 10 copie…».
Boldrin, prima ancora che vendere dischi, ama raccontarli, soffermarsi sui particolari che conosce alla perfezione. «Dopo 50 anni che mi alzo la mattina presto, vengo qui, sto in mezzo ai giovani e agli appassionati di musica come me, non posso pensare che di colpo mi troverò senza fare nulla. Non ho un “piano B”, e spero di poter continuare a suonare un po’. Due anni fa ho avuto un problema di salute e i medici mi hanno consigliato di smettere di lavorare e il mio socio farà lo stesso. I figli hanno preso strade diverse per cui non ci sono alternative. Cedere ad altri? Non se ne parla, non ci abbiamo neanche provato. Abbiamo deciso che il 23 finisca con noi, venderemo poi l’immobile e tutto quello che c’è dentro».

QUI PASSÒ DALTREY E NON SOLO
«Mi resteranno i ricordi - ha concluso - come quando sono venuti a trovarci Roger Daltrey, il cantante degli Who, o Toni Servillo che aveva appena vinto l’Oscar con la Grande Bellezza di Sorrentino. L’ultima visita è stata quella recente di Diana Krall, che dopo lo spettacolo al Geox si è presentata in negozio ed è impazzita: è stata lei a fotografarci. Non posso pensare a quando le persone troveranno la saracinesca chiusa. Feste di addio? No, sono terribili. Preferisco tenere per me solo i bei momenti. Ho vissuto sempre nella musica e sempre mi resterà nel cuore. Come il 23».

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Ultimo aggiornamento: 27 Giugno, 07:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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