Monselice. Edoardo, morto dopo l'allenamento di boxe: un pugno la causa dell'emorragia cerebrale che lo ha ucciso

Il risultato dell'autopsia riconduce a un violento colpo alla testa la causa della morte di Edoardo Zattin

Venerdì 22 Settembre 2023 di Marco Aldighieri
Edoardo Zattin

MONSELICE (PADOVA) - Lo studente di 18 anni Edoardo Zattin è morto per un violento colpo alla testa riconducibile a un pugno. È quanto emerso dall'autopsia depositata nei giorni scorsi in Procura ed eseguita dal medico legale Stefano D'Errico nominato dal pubblico ministero Maria D'Arpa titolare delle indagini. Il professore dell'università di Trieste è arrivato, dopo mesi di analisi, a questa conclusione: la stessa a cui sono giunti i consulenti tecnici Giovanni Cecchetto in rappresentanza della mamma del ragazzo con l'avvocato Alessia Giolo, e Luca Massaro per il padre Enrico Zattin affiancato dalla legale Sara Baldon. Adesso, una volta confermato come Edoardo sia deceduto a causa di una frattura cranica provocata da un pugno con conseguente emorragia cerebrale, i carabinieri di Monselice dovranno risentire di nuovo tutti i presenti nella palestra Iron Dojo Team la sera del 22 febbraio di quest'anno. Alla luce di quanto rilevato dall'esame autoptico, le loro dichiarazioni rilasciate agli inquirenti sembrano in contrasto con quanto è realmente accaduto.

I risultati dell'autopsia

Lo studente ha riportato una frattura sopra all'orecchio sinistro con conseguente emorragia che, nonostante l'intervento chirurgico, ne ha determinato il decesso.

Secondo tutti e tre i medici legali chiamati in causa, D'Errico per la Procura mentre Cecchetto e Massaro per la famiglia di Edoardo, il violento colpo alla testa sarebbe riconducibile a un pugno. Gli inquirenti hanno anche ordinato una serie di accertamenti sul caschetto protettivo utilizzato dal ragazzo. Se per il professor D'Errico quella sera del 22 febbraio il 18enne lo stava indossando, per gli altri due medici legali non è così. È un aspetto delle indagini da chiarire, come ha sottolineato l'avvocato Baldon. «Secondo i nostri consulenti - ha dichiarato la legale - Edoardo non aveva il caschetto. Gli approfondimenti tecnici hanno confermato la frattura cranica e la conseguente emorragia compatibili con un colpo violento riconducibile a un pugno».

Il fatto

Quel giorno Edoardo si era recato a scuola. Alla fine delle lezioni era rientrato a casa. Alle 18.50 ha varcato la porta d'ingresso della palestra. Si è cambiato ed è sceso sul ring per iniziare la seduta di allenamento. Edo, prima del colpo letale, avrebbe incrociato i guantoni con un compagno di 35 anni residente a Rovigo. Il pugno molto violento sopra l'orecchio sinistro, lo avrebbe incassato tra le 19.15 e le 19.25. Questo lasso temporale è stato accertato grazie a una serie di riscontri medico legali. Il Suem 118, quella sera, è stato chiamato alle 20.18. Quindi, quasi un'ora più tardi dal terribile pugno incassato dallo studente. L'ambulanza è arrivata poco dopo, alle 20.27. Il ragazzo, dopo essere stato sottoposto a una serie di manovre di rianimazione, è stato trasportato al pronto soccorso dell'Ospedale civile di Padova dove è arrivato intorno alle 22. Sui soccorsi gli avvocati della famiglia dello studente nutrono diversi dubbi. Non sarebbe chiaro se all'operatore del Suem, nelle due telefonate, è stata riportata l'esatta gravità delle condizioni in cui versava lo studente. Edoardo, dopo il pugno alla testa, è stata all'interno della palestra per un'altra ora. Il colpo gli ha procurato la frattura della teca cranica e una conseguente emorragia interna. Inoltre ha subito una serie di lesioni sulla parte destra dell'encefalo. Il diciottenne è stato ricoverato nel reparto di Neurochirurgia, dove è stato sottoposto a una delicata operazione al cervello per cercare di rimuovere l'ematoma. Ma purtroppo i dottori non sono riusciti a salvargli la vita e la mattina del 24 febbraio è stato dichiarato clinicamente morto.

L'inchiesta

Tra i presenti quel giorno in palestra, c'è chi afferma che Edoardo calzava il caschetto e chi no. Il ragazzo salito sul ring insieme al diciottenne, già sentito dai carabinieri, ha giurato di non averlo mai colpito nè in testa e nè al volto. Pure l'allenatore, Simone Lazzarin, ha assicurato di non avere visto volare pugni contro Edoardo. «Ero lì, non c'è stato nessuno colpo durante l'allenamento, nessuno lo ha colpito. Era in pausa dopo una prima parte di allenamento in coppia, si è soffiato il naso, gli è uscito del sangue ed è crollato a terra» ha raccontato agli inquirenti. Lo stesso ha fatto Lorenzo Bezzon, presidente della Iron Dojo Team: «Siamo tutti provati, l'altro ragazzo che si allenava con Edoardo pure. Ma l'allenamento era sotto gli occhi di tutti, nessuno, e ripeto, nessuno ha sferrato un pugno andato a segno. Si sarebbe anche sentito: con le protezioni che ci sono, un pugno avrebbe fatto rumore nella palestra». 

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