«Morì per un farmaco sbagliato»: i familiari dell'imprenditore chiedono un milione di risarcimento

Secondo la perizia del Tribunale gli infermieri non dissero ai medici che il paziente, Decio Baldini, era allergico alla Teicoplanina

Sabato 29 Aprile 2023
«Morì per un farmaco sbagliato»

DOLO (VENEZIA) - La morte dell'imprenditore Decio Baldini fu provocata dalla somministrazione di un farmaco, la Teicoplanina, al quale l'anziano, all'epoca 85enne, era allergico.

Lo hanno stabilito i periti nominati dal Tribunale civile di Venezia nell'ambito di una procedura di Accertamento tecnico preventivo (Atp), preliminare all'avvio di un'eventuale causa per la richieste di un risarcimento danni. I periti hanno rilevato che tale allergia era nota ai sanitari (era indicata perfino nella tessera sanitaria del paziente), ma la segnalazione era presente soltanto nella scheda infermieristica e in quella terapeutica redatte in Nefrologia, e non nella cartella del Pronto soccorso che dispose il ricovero all'ospedale di Dolo. Per una mancata comunicazione tra personale infermieristico e quello medico, dunque, chi gli prescrisse quel farmaco non sapeva che Baldini ne fosse allergico.


DANNO MILIONARIO
Sulla base dei risultati dell'Atp, il legale dei familiari della vittima, l'avvocato Federico Veneri, ha quantificato in oltre un milione di euro il risarcimento spettante alla vedova e ai figli dell'imprenditore, ma l'Ulss Serenissima non ha aderito al tentativo di mediazione e, ieri, ha comunicato che sono in corso le valutazioni del caso assieme ai propri legali e compagnia assicurativa per decidere il da farsi. Nel caso di mancato risarcimento i familiari della vittima saranno costretti ad avviare la causa civile. Nella quantificazione, il giudice dovrà tener conto delle conclusioni della perizia realizzata dai professori Claudio Tantucci, specialista in malattie dell'apparato respiratorio, e Mattia Barbareschi, direttore di Anatomia patologica a Trento e dalla medico legale Sarah Nalin (in contraddittorio con i consulenti della Ulss e quelli indicati dall'avvocato Veneri), secondo i quali il paziente aveva «ben percepito la situazione clinica in cui verteva e, quindi, deve ammettersi anche un danno terminale, ossia da lucida agonia».
La vicenda prese il via il 25 novembre 2019, quando Baldini, all'epoca autosufficiente, si presentò in ospedale a Dolo, accompagnato dalla moglie e da un figlio, lamentando una dispnea da sforzo. In sede di accettazione furono comunicate le allergie di cui soffriva. Dopo la visita, l'uomo fu ricoverato nel reparto di nefrologia e sottoposto a terapia antibiotica. Pochi giorni dopo si manifestò una forte eruzione cutanea e il 30 novembre si rese necessario il trasferimento in rianimazione a seguito di insufficienza respiratoria e di uno scompenso cardiaco: Baldini morì l'8 gennaio 2020, dopo 41 giorni di sofferenza che.
Sul caso è in corso anche un'inchiesta penale avviata dalla procura sulla base delle querela presentata dai familiari della vittima: anche la consulenza medico legale disposta dalla pm Federica Baccaglini ha concluso per un nesso di causa tra il decesso e la somministrazione del farmaco. (gla)

Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 10:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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