Morì per un farmaco a cui era allergico, due medici indagati per omicidio colposo

Domenica 21 Febbraio 2021 di Davide Tamiello
L'ospedale di Padova
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DOLO - Tra covid e altri impedimenti c’è voluto più di un anno per far luce su quello che sembrava un vero e proprio mistero. Ora, però, la morte dell’imprenditore di Camponogara Decio Baldini sembra avere finalmente una spiegazione: la consulenza richiesta dal pubblico ministero Federica Baccaglini ha dimostrato il nesso di causalità tra il decesso dell’uomo e il farmaco somministratogli dai due medici dell’ospedale di Dolo. Secondo la ricostruzione del consulente della procura, Giovanni Cecchetto, fu quindi l’imperizia dei due dottori, attualmente indagati per omicidio colposo, a portare l’uomo alla morte. 
LA VICENDA
Tutto inizia il 25 novembre 2019. Baldini, 79 anni, entra in ospedale a Dolo per degli accertamenti. Esami di routine per qualche malessere, ma niente di preoccupante, all’apparenza. L’uomo è in buone condizioni, non soffre di particolari patologie ed è assolutamente autosufficiente. Da lì, però, inizia il suo calvario: 41 giorni di sofferenza che si concludono l’8 gennaio 2020, con la sua morte. I famigliari non ci vedono chiaro e si rivolgono a un legale, l’avvocato Federico Veneri. Viene presentato un esposto alla procura con l’intento di fare chiarezza sulla vicenda. Dopo un anno, dunque, si arriva all’incidente probatorio: insieme a Cecchetto, all’esame autoptico partecipano anche il consulente della famiglia Rafi El Madloum, e quelli per i due indagati, Giovanni Ciraso e Alberto Raimondo. 
LA PERIZIA
Il risultato della perizia dimostra che a uccidere Baldini è stata una reazione allergica a un antibiotico, il Targosid. Per questo motivo sono indagati, quindi, per il reato di omicidio colposo, i due medici che l’hanno trattato: uno con l’accusa di aver omesso di segnalare che l’uomo era allergico al medicinale e l’altro per averglielo prescritto. Il nesso di causa, secondo il perito, sarebbe tra la «somministrazione e l’evento infausto». 
L’Ulss 3, in questo momento ha preferito non commentare, in attesa del proseguo delle indagini della magistratura.

Intanto per la famiglia, dopo un anno con il fiato sospeso, è arrivata la prima risposta. «A questo punto agiremo per chiedere il risarcimento del danno nei confronti della vittima e dei congiunti - dice l’avvocato Veneri - e procederemo anche con una causa civile». 

Ultimo aggiornamento: 08:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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