Covid-19, baristi e ristoratori infuriati: «Derisi per il rispetto delle regole»

Sabato 1 Agosto 2020 di Elisa Fais
Covid-19, baristi e ristoratori infuriati: «Derisi per il rispetto delle regole»
PADOVA «Bar e ristoranti rispettano le regole, mentre fuori c’è il caos e nessuna limitazione. Adesso basta». È il duro sfogo del mondo degli esercenti padovani, che puntano il dito contro una lotta impari. Da un lato ci sono i ristoratori, commercianti e negozianti che si attengono ad un rigido protocollo per garantire la sicurezza e dall’altro ci sono i parchi, gli eventi all’aperto e le piazze dove sempre più spesso si respira maggiore libertà. Il risultato è che molti ristoratori stanno perdendo clientela, tra le tante difficoltà economiche vissute durante l’emergenza coronavirus.

IL PROBLEMA A fare luce sul problema è Filippo Segato, segretario di Appe Padova. «Gli esercenti applicano in maniera rigorosa le normative sul distanziamento, indossano le mascherine e le fanno indossare ai clienti, misurano la temperatura corporea ad ogni ingresso – spiega Segato - e si sentono anche prendere in giro dai clienti. Capita sempre più spesso, abbiamo raccolto diverse segnalazioni in questo senso. É una situazione assurda, si direbbe: cornuti e mazziati. I nostri ristoratori, già profondamente segnati dalla crisi, si attengono alle regole e proprio per questo vengono derisi. La gente vede che fuori tutto gli è permesso: nei parchi o durante gli eventi all’aperto la mascherina magicamente scompare, il distanziamento non viene minimamente rispettato. Da parte delle persone c’è il liberi tutti, alla fine come sempre sono gli esercenti a subire i danni maggiori perché i clienti poi non tornano più. É passato concetto che ormai il problema non esiste più». A Padova, così come in altre città italiane, la fine del lockdown ha coinciso con il risveglio della movida, soprattutto tra i giovani che sono tornati a riempire le piazze senza tenere conto delle regole e del buon senso. Un problema di assembramenti irregolari testimoniato anche dalle numerose fotografie circolate in questi ultimi mesi sui social e che, a quanto pare, risulta difficile da controllare. «Ad esempio un ristoratore è riuscito ad organizzare un banchetto per 30 persone nel rispetto delle disposizioni – continua Segato – separando i tavolini e le sedie. Alla fine i clienti si sono alzati e si sono messi dove hanno voluto. Non si possono mettere le mani addosso alle persone, alzare la voce significa perdere i clienti».

IN CENTRO A pagare il prezzo più alto sono le attività del centro storico: ristoranti, bar e pub devono fare i conti con le misure anti-contagio da far rispettare, anche se poi a due passi dai locali regna il caos.
Andrea Massaggia, storico gestore di locali padovani da Villa Barbieri a Extra Extra e Q, punta alla collaborazione dei clienti. «Ci sono alcuni particolarmente attenti e scrupolosi e altri meno – afferma Massaggia - nelle nuove generazioni ci sono due anime. Noi misuriamo la temperatura a tutti, i dipendenti usano la mascherina e chiediamo altrettanto ai clienti. Paradossalmente passare una serata in discoteca da noi potrebbe essere più sicuro di fare una passeggiata in centro in mezzo alla gente, perché siamo un luogo controllato». Le reazioni sono diverse. «Quando invitiamo i ragazzi a mettere la mascherina, c’è chi si mette a ridere e allora si insiste – racconta Massaggia -. Il rispetto di alcune norme è responsabilità delle singole persone e non del locale, questo è un passaggio che non è chiaro a tutti. Un esempio è il ballo di coppia tra conviventi. C’è ancora tanto lavoro da fare». La crisi si fa sentire anche nel mondo della notte. «Abbiamo interrotto la stagione invernale a poco più di metà – afferma - E la stagione estiva è partita a luglio, di solito inizia a maggio. Il rischio è che vadano persi alcuni settori se non ci si rimette in moto con le dovute precauzioni. É chiesta responsabilità sia ai gestori che ai clienti, sennò si rischia di dare solo la caccia al colpevole». 
Ultimo aggiornamento: 13:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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