Tasse non pagate e maxi bollette, 600 locali a rischio chiusura a Padova

L’Appe: «L’energia costa più del doppio, così tremila posti di lavoro sono in bilico». E c’è anche il caso plateatici: 35 attività non sono in regola con i tributi pagati

Giovedì 25 Agosto 2022 di Gabriele Pipia
Piazza dei Signori a Padova
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PADOVA - «Prima le limitazioni legate alla pandemia, ora il salasso delle bollette. Baristi e ristoratori non ce la fanno più». Lo sfogo è dell’Appe, associazione dei pubblici esercizi di Padova, che ha calcolato seicento locali a rischio chiusura sulle tremila attività presenti in tutta la provincia. Ciò significa tremila posti di lavoro in bilico. «Non saremo più in grado di affrontare ulteriori richieste di pagamento con importi spropositati, così come avvenuto a luglio e agosto - allarga le braccia il segretario Filippo Segato -.

Negli ultimi due mesi si sono registrati aumenti di oltre il 100% rispetto agli analoghi periodi dell’anno precedente. Bollette più che raddoppiate e in alcuni casi triplicate».

La mobilitazione

L’Appe ha programmato per domani una riunione straordinaria del comitato direttivo per poi decidere come muoversi sia a livello istituzionale con delle precise richieste alla politica sia a livello comunicativo (gli esercenti verranno invitati ad esporre in vetrina le proprie bollette per far capire ai clienti le difficoltà). Le richieste della categoria sono principalmente due: trasformare il credito d’imposta sui consumi energetici in “sconto in fattura” e permettere la rateizzazione in almeno 12 rate delle fatture di tutto il secondo semestre 2022.

Il nodo plateatici

Intanto esplode un nuovo caso e riguarda i plateatici. Il regolamento comunale parla chiaro: per godere dei tavolini all’aperto i gestori dei locali padovani devono essere in regola con i pagamenti dei tributi. Il problema è che sempre più bar e ristoranti ora risultano morosi nei confronti del Comune di Padova. «Le bollette costano troppo e per i titolari la priorità è pagare quelle altrimenti viene staccata l’elettricità» spiega il segretario dell’Appe, Filippo Segato. «Non bisogna per forza saldare subito ogni debito ma è importante che venga concordato con il Comune almeno un piano di rientro» risponde l’assessore Antonio Bressa. Le due parti si vedranno presto al tavolo ma intanto i numeri continuano ad aumentare: dall’inizio dell’anno ad oggi sono già 35 i locali che hanno chiesto il rinnovo della concessione per il plateatico ma dalle verifiche comunali non sono risultati in regola.

Il piano di rientro

In città si contano mille locali e 600 di questi sono dotati di spazio esterno. La tassa per l’occupazione del suolo pubblico costa 36 centesimi al giorno al metro quadro e mediamente ciò significa pagare circa duemila euro all’anno. Il problema nasce dal fatto che non tutti pagano. Dei 35 locali morosi 26 hanno un debito legato alla Tari (tassa dei rifiuti), 7 sia alla Tari che al Canone suolo pubblico e 2 solo per il suolo pubblico. La Tari costa 24 euro a metro quadro per i ristoranti e 17 euro a metro quadro per i bar. Vanno calcolati anche gli spazi di cucina e magazzino. Un ristorante di 200 metri quadri pagherà quindi circa cinquemila euro all’anno. «Temiamo che i numeri dei locali morosi aumentino sempre più - sospira preoccupato Filippo Segato -. I titolari preferiscono dare priorità al pagamento delle bollette perché temono che altrimenti venga staccata l’elettricità. Il rischio però è che così perdano la concessione per il plateatico, eppure il plateatico è vitale per i loro fatturati. Insomma, è la classifica situazione del cane che si morde la coda». Da Segato arriva un appello: «Ci auguriamo che per almeno un anno il Comune sospenda l’applicazione di questa regola e introduca una moratoria, lo chiederemo formalmente». L’assessore Antonio Bressa conosce bene il problema e sceglie toni rassicuranti: «A tutte le attività morose abbiamo proposto di concordare con il Comune o con Aps un piano di rientro. Comprendo le difficoltà degli esercenti e andremo incontro alle loro reali capacità di versamento, ma è importante che i pubblici esercizi evitino di accumulare debiti nei confronti dei Comuni. Ricordo - chiude Bressa - che con i soldi introitati vengono coperti i costi di gestione dei rifiuti. Se qualcuno non paga la stessa somma complessiva viene spalmata sugli altri cittadini». Il dialogo tra Comune e Appe si intensificherà nelle prossime settimane.

Ultimo aggiornamento: 17:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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