PIEVE DI CADORE
Morto per la trasfusione di sangue infetto ricevuta all'ospedale

Mercoledì 18 Ottobre 2017
PIEVE DI CADORE Morto per la trasfusione di sangue infetto ricevuta all'ospedale
PIEVE DI CADORE
Morto per la trasfusione di sangue infetto ricevuta all'ospedale di Pieve di Cadore: la famiglia chiede i danni al Ministero della salute per un milione di euro. La battaglia per vedere risarcito quanto patito era iniziata quando la vittima era in vita: l'uomo ha ottenuto una pensione e un risarcimento di quasi 400mila euro. Ma è morto prima di intascarli: ora sarà pagato agli eredi.
Era il maggio del 1972 quando un carabiniere di Latina, nato nel 1944, in servizio in Cadore, a seguito di un infortunio ha la necessità di una trasfusione. Viene ricoverato all'ospedale di Pieve di Cadore e tutto sembra essere andato per il meglio. Nel 1996 la scoperta del virus: l'infezione ha determinato una epatite cronica, che non ha dato sintomi per circa due decenni, ma che lui non riesce a spiegarsi. Solo a seguito del maxi-scandalo del sangue infetto il carabiniere si ricorda della trasfusione in Cadore e collega le due cose. Nel 2002 la certezza: l'infezione epatica dal Hcv, ovvero l'epatite C, è «di natura postrasfusionale». Comincia allora la battaglia legale per vedere risarcito quanto patito. L'ex carabiniere si affida allo studio legale Mattarelli-Mezzini di Latina, che da anni sostiene e assiste le cause di centinaia di pazienti danneggiati dalle trasfusioni. Sulla base della legge del 1992, per le vittime di sangue infetto, riesce a ottenere tre vittorie. La prima arriva mentre è ancora in vita: un assegno mensile, una pensione, di circa 800 euro al mese. La seconda arriva però dopo la sua morte. Il carabiniere di Latina è mancato l'8 giugno del 2016, all'età di 72 anni. Aveva avviato la causa contro il Ministero per il risarcimento di quanto subito. La sentenza del Tribunale di Roma è arrivata a maggio 2017, un anno dopo la sua morte: ha condannato il Ministero della sanità a pagare 375mila euro, che andranno agli eredi.
Ma la famiglia, anche dopo la sua morte, ha proseguito nella battaglia. Con un nuovo ricorso, sempre sulla base di quella legge speciale per le vittime di trasfusioni, la Commissione Medica ospedaliera ha accertato che quel decesso per cirrosi era una conseguenza dell'epatite C, presa con la trasfusione infetta. Assistiti dall'avvocato Renato Mattarelli hanno ottenuto anche un risarcimento per la morte sopraggiunta del 72enne: è di circa 75mila euro. Ma la battaglia non è ancora finita: ora gli eredi procederanno per quanto loro stessi hanno dovuto subire. Chiedono il danno morale avuto dalla perdita del loro congiunto. In ballo, se il Ministero verrà condannato, c'è un risarcimento di un milione di euro. In tutto questo l'ospedale di Pieve è stato graziato dalla strategia processuale scelta dal legale, che ha chiamato in causa solo il Ministero e non l'ospedale.

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