25 APRILE / 4
QUELLE MORTI
NON SIANO VANE
Abbiamo tutti noi l'obbligo di ricordare e di far ricordare a tutti i nostri figli e nipoti e a tutti i giovani il nostro passato. Ma su tutti ne ricordo uno in particolare. Avevo 16 anni quando alle 6 del 28 aprile 1945 don Ernesto Bordignon viene in orfanotrofio, mi dà la sveglia e dice: «Dai Carmelo, alzati e prepara 3 cofani funebri». E con un carrettino siamo andati in Corso 29 aprile di Castelfranco. Assieme a noi c'era Luigi Pasqualetto, mutilato dalla Grande guerra e padre de Romeo, partigiano caduto qualche giorno prima fucilato dai tedeschi a San Marco di Resana. Abbiamo staccato dal capestro Angelo Baggio, Gino Baggio e Didonè Fioravanti uccisi dai tedeschi per rappresaglia e poi trasportati in Vallà di Riese.
Una cosa vorrei fosse chiara: non c'è divisa, religione, classe sociale che possa in alcun modo creare differenza tra gli uomini. Oggi si parla di rispetto e integrazione tra i popoli; ecco proprio questo vorrei fosse il messaggio per i giovani: portare la pace e non le guerra e che le lotte dei nostri partigiani per la libertà non siano state vane.
Carmelo
Castefranco
25 APRILE / 5
DEVE ESSERE
LA FESTA DI TUTTI
È importante celebrare il 25 Aprile come festa che appartiene a tutti? Forse si, anche se quella data evoca in tanti italiani ricordi luttuosi. Ammesso che sia importante, è giusto che il celebrante sia una determinata Associazione? Forse no, perchè una festa che dovrebbe essere di tutti non può avere come protagonista una specificata associazione. Alla fine delle guerra, se non erro gli iscritti alla Associazione difensora del 25 aprile, erano partigiani di ogni tendenza politica: comunisti prima di tutto, cattolici, socialisti, liberali, repubblicani, militari. L'unità non durò molto. Il 25 aprile dovrebbe, deve essere la festa di tutti, dire no alla guerra e no al terrorismo.
Mario Morara
Mira (Venezia)
QUELLE MORTI
NON SIANO VANE
Abbiamo tutti noi l'obbligo di ricordare e di far ricordare a tutti i nostri figli e nipoti e a tutti i giovani il nostro passato. Ma su tutti ne ricordo uno in particolare. Avevo 16 anni quando alle 6 del 28 aprile 1945 don Ernesto Bordignon viene in orfanotrofio, mi dà la sveglia e dice: «Dai Carmelo, alzati e prepara 3 cofani funebri». E con un carrettino siamo andati in Corso 29 aprile di Castelfranco. Assieme a noi c'era Luigi Pasqualetto, mutilato dalla Grande guerra e padre de Romeo, partigiano caduto qualche giorno prima fucilato dai tedeschi a San Marco di Resana. Abbiamo staccato dal capestro Angelo Baggio, Gino Baggio e Didonè Fioravanti uccisi dai tedeschi per rappresaglia e poi trasportati in Vallà di Riese.
Una cosa vorrei fosse chiara: non c'è divisa, religione, classe sociale che possa in alcun modo creare differenza tra gli uomini. Oggi si parla di rispetto e integrazione tra i popoli; ecco proprio questo vorrei fosse il messaggio per i giovani: portare la pace e non le guerra e che le lotte dei nostri partigiani per la libertà non siano state vane.
Carmelo
Castefranco
25 APRILE / 5
DEVE ESSERE
LA FESTA DI TUTTI
È importante celebrare il 25 Aprile come festa che appartiene a tutti? Forse si, anche se quella data evoca in tanti italiani ricordi luttuosi. Ammesso che sia importante, è giusto che il celebrante sia una determinata Associazione? Forse no, perchè una festa che dovrebbe essere di tutti non può avere come protagonista una specificata associazione. Alla fine delle guerra, se non erro gli iscritti alla Associazione difensora del 25 aprile, erano partigiani di ogni tendenza politica: comunisti prima di tutto, cattolici, socialisti, liberali, repubblicani, militari. L'unità non durò molto. Il 25 aprile dovrebbe, deve essere la festa di tutti, dire no alla guerra e no al terrorismo.
Mario Morara
Mira (Venezia)
