VENEZIA - Il turismo di massa c’è, i borseggiatori anche. Quello che manca davvero è un controllo capillare sulle diverse bande che da mesi son tornate ad infestare Venezia e, con i loro misfatti, a lasciare un pessimo ricordo della città e della visita.
Tra luglio e questa decade di agosto ne sono stati fermati una decina in flagranza di reato tra uomini e donne, ma poi questi tornano liberi e il giro ricomincia. Ed è evidente che una lotta al fenomeno non si può fare se non con la partecipazione di tutte le forze dell’ordine, con tre pattuglie in borghese. I numeri per tenerle in piedi con costanza pare non ci siano e quindi si va avanti così, con malviventi che vengono denunciati, arrestati, continuano ad accumulare condanne, ma che fino al raggiungimento del cumulo necessario ad entrare in carcere (tre anni) continuano a far strage di portafogli e a far piangere i malcapitati che vengono derubati.
Borseggiatori a Venezia: bande di maschi e rom incinte
Una nuova escalation del fenomeno è data dal ritorno delle bande maschili, per lo più formate da romeni, molto determinate e formate da persone che non esitano a minacciare e menar le mani, se necessario. Da quando sono arrivati questi personaggi, le bande di ragazze rom incinte (di provenienza per lo più bosniaca e croata) si sono fatte da parte o rimangono nelle zone non battute dagli uomini. Sanno infatti, che potrebbero passare anche loro un brutto quarto d’ora. Adesso questi ladri sono passati alla fase due: quella di minacciare apertamente chi disturba il loro “lavoro” criminale, vale a dire le persone che avvertono le potenziali vittime del pericolo.
Minacce ai cittadini: non solo insulti e sputi
I “Cittadini non distratti” sono persone normali, che però trascorrono alcune ore della loro giornata a segnalare le bande e a sventare borseggi. Un tempo provvedevano anche a fermare i responsabili presi in flagranza, ma questo tipo di attività è diventata anch’essa pericolosa. Che le ragazzine incinte insultassero e sputassero a coloro che le disturbavano è risaputo e anche lì ci sono stati degli episodi di aggressione. Ma la scala è cambiata da quando sono entrati in “servizio” le bande maschili.
«Sappiamo dove abiti»
«Giovedì scorso - racconta uno di loro - verso le 13 avevo notato che tre borseggiatori noti si erano piazzati davanti alla calle stretta che da campiello dei Meloni porta a Sant’Aponal per aspettare gruppi di turisti da alleggerire. Quando hanno cercato di derubare un anziano ho gridato “Attenzione! Attenzione!” e la vittima si è girata facendo saltare il furto. Uno dei ladri è arrivato verso di me minacciandomi e dicendomi “Fatti i c... tuoi”. Ma non è finita - prosegue - perché lunedì ero per strada, sempre in quella zona con mia moglie e un’amica di lei e i tre mi hanno riconosciuto. Uno si è avvicinato, mi ha mostrato dal suo telefonino alcune mie foto dicendomi “Sappiamo dove abiti”. Poi mi ha sputato in faccia».
Denuncia? Macché, segnalazione
«Siamo andati dai carabinieri per fare denuncia e abbiamo raccontato la vicenda - conclude - ma l’hanno presa come segnalazione e non come denuncia perché non ci sarebbero reati rilevanti. A questo punto, tanto vale non intervenire, perché è inutile ricevere insulti e minacce da persone che sono sempre libere. O le autorità si muovono, a cominciare da Procura, Prefettura e Questura, oppure noi molliamo. Essere altruisti va bene,a essere anche minacciati è davvero troppo».