Davide Pavon, ingegnere meccanico di Mestre, è docente al master di Ingegneria forense organizzato dall'Ordine di Venezia. Iscritto all'albo dei consulenti tecnici del Tribunale lagunare, il professionista si occupa di ricostruire gli incidenti stradali, anche per conto delle compagnie di assicurazione. Interpellato dal Gazzettino sulla tragedia di Santo Stefano di Cadore, per un'analisi dei dati acquisiti dai carabinieri di cui sono in possesso anche gli organi di informazione, l'esperto arriva a una conclusione che sostanzialmente coincide con i primi riscontri degli investigatori: «Penso di poter dire che al momento dell'incidente l'auto investitrice viaggiasse a una velocità di 70-80 chilometri orari».
I CALCOLI
Per la sua valutazione, che ovviamente non è una perizia, Pavon si è basato innanzi tutto sulle foto del veicolo pubblicate dalla stampa e sui rilievi che hanno indicato le distanze dal punto dell'impatto: 30 metri rispetto ai corpi delle vittime e 35 metri per quanto riguarda l'auto ferma.
L'ACI
Sulla strage interviene anche Giorgio Capuis, presidente di Aci Veneto: «Questo è il momento del dolore e della solidarietà verso chi in un istante si è visto privato degli affetti più cari. Siamo tutti profondamente colpiti dalla tragicità dell'evento. So che le ipotesi al vaglio degli inquirenti sono numerose, e alcune anche di assoluta gravità, per cui la prudenza è d'obbligo. Come Aci ribadiamo l'importanza di investire in campagne di sicurezza che richiamino alla responsabilità di chi si mette alla guida di un automezzo. L'auto, strumento che permette a tutti la mobilità e la libertà, non può essere uno strumento di morte».