Rachele Scarpa, la più giovane del Veneto: «Dalla grande paura per l'ictus a 22 anni a deputata del Pd»

Giovedì 29 Settembre 2022 di Elena Filini
Rachele Scarpa, 25 anni, deputata Pd
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TREVISO - La giacca jeans come coperta di Linus, l'agenda rossa, l'emozione e il desiderio di poter lavorare nei suoi ambiti di pertinenza, scuola e cultura. Rachele Scarpa è tornata a Treviso dopo i concitati giorni del post elezioni.

E come ogni nuova deputata, cerca di far conciliare il prima con il dopo. «Cerco casa, ma tornerò ogni settimana a Treviso». E sul fuoco amico: «Posso capire chi verso di me prova diffidenza, ma con la vittoria delle super destre bisogna lavorare compatti». 25 anni, una passione nata nel movimento studentesco. Poi, inaspettata la chiamata della segreteria nazionale, vissuta come un segnale chiaro dato alle nuove generazioni.

Cosa è rimasto dell'esordio nelle sardine?
«Sono passata ai giornali come sardina: ma proprio in quei giorni ho avuto un'ischemia cerebrale. In realtà ero in terapia intensiva, e mi è stato concesso di salire in un edificio sfitto di piazza Borsa per vedere la grande manifestazione di piazza. Tuttavia credo siano state molto utili nella fase in cui serviva battere Salvini in Emilia Romagna. Le sardine sono state un movimento e l'onda si è esaurita».

Qual è stato il ruolo del Liceo Canova nella sua formazione?
«Il Canova è stato l'inizio di tutto quanto. Ho trovato un luogo fertile con un giornalino, il teatro, il collettivo. Ci ha dato molti stimoli e lì ho iniziato con l'associazionismo studentesco».

Se la sente di raccontare la grande paura dell'ictus?
«Avevo 22 anni, non c'era stata nessun tipo di avvisaglia. Ho scoperto solo dopo di avere una mutazione genetica della pro-trombina a causa della quale non avrei potuto assumere la pillola anticoncezionale, da protocollo non si prescrivono quegli esami. Una notte, nel mio appartamento universitario a Padova, ho avvertito formicolio e mal di testa. Il mio ragazzo si è svegliato perché ho avuto un episodio epilettico. Poi dieci giorni di terapia intensiva, due settimane d'ospedale e qualche mese di stop. Certo, una cosa così ti mette di fronte alla possibilità molto concreta di non sopravvivere».

Parliamo di cose belle, ci racconti la telefonata in cui Letta le propone la candidatura.
«In realtà non c'è stata nessuna telefonata, l'ho scoperto a Ferragosto con la composizione delle liste. È stato un bel flash, anche perché non avevamo avuto incontri personali o convocazioni. Il segretario voleva lanciare un messaggio politico molto chiaro, dimostrando agli elettori che il partito era in grado di valorizzare anche la nuovissima generazione. È stato tutto molto veloce, forse anche per questo non è stato vissuto bene».

Come ha affrontato la freddezza del Pd trevigiano intorno a lei?
«Ricevendo le critiche con spirito costruttivo. Capisco le perplessità di chi volesse vedere tutte le sensibilità rappresentate e non conoscendomi bene mostrasse un po' di diffidenza. Però oggi dico: non è tempo di dividerci, vista la vittoria delle super destre, io sono abituata a percorsi fatti collettivamente e così voglio continuare».
I social sono un boomerang? «Posso diventarlo, ma su Israele e lavoro non sono pentita. La prima era un'argomentazione articolata di critica al governo di destra, qualcosa di pienamente legittimo, per quanto sia emerso che io ero antisemita. Lo potrei riscrivere. Anche sul lavoro era stata un'operazione ancora più subdola di estrapolazione di pochi secondi. Io ho affermato che il lavoro povero non consente la dignità e i mezzi per sopravvivere, che invece andrebbero prioritariamente garantiti».

È una sensazione o il suo look si è modificato? Meno jeans più ballerine e gonne?
«Le ballerine ho cominciato a metterle per evitare le Birkenstock, ho il 35 e non è facile trovare scarpe passepartout. Sul resto non saprei, non do molto peso alle apparenze... Comunque la giacca jeans, mia coperta di Linus, non mancava mai».

Un rito scaramantico ricorrente durante la campagna elettorale?
«Avevo la mia affezionatissima agendina rossa. E poi la Cinquecento rossa in cui abbiamo fatto tutti i viaggi per presidiare il territorio. Alla fine abbiamo trascorso un sacco di tempo lì dentro».

Adesso concretamente cosa cambia nella sua vita?
«Le commissioni sono 3 giorni a settimana, ci terrò a fare il mio lavoro bene però in realtà vorrei trascorrere il resto della settimana nel collegio di Treviso con eventi, sagre, iniziative o qualsiasi cosa costruiremo per l'ascolto del territorio e dei suoi amministratori».

A Treviso tira aria di scoramento...
«Mi sento di aggiungere un po' di entusiasmo. Dobbiamo cercare l'unità in tempi così difficili. E penso che l'avversario non siano certo Renzi e Calenda. Dobbiamo dialogare con loro e con il Movimento 5 stelle, con qualsiasi forza si voglia attivare per fronte contro l'ondata sovranista».
 

Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 10:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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