Omicidio di Fiera a Treviso. Valmir Gashi agli arresti domiciliari, il colpo che ha ucciso Ragip Kolgeci non era suo

Venerdì 28 Aprile 2023 di Giuliano Pavan
Omicidio di Fiera a Treviso. Valmir Gashi agli arresti domiciliari, il colpo che ha ucciso Ragip Kolgeci non era suo

TREVISO -Omicidio a Fiera: Valmir Gashi ha lasciato il carcere di Santa Bona. Il gip Carlo Colombo ha infatti accolto l’istanza del suo legale, l’avvocato Mauro Serpico, disponendo gli arresti domiciliari per il 32enne kosovaro accusato di aver ucciso il 52enne Ragip Kolgeci assieme allo zio Afrim Manxhuka, 50 anni, lo scorso 12 settembre nel piazzale di viale IV Novembre di fronte al bar Musa. Dopo sette mesi e mezzo di detenzione, secondo il giudice sono venute meno le esigenze cautelari riguardo sia il pericolo di reiterazione del reato che dell’inquinamento probatorio. Non solo: fondamentale per la decisione è stata la relazione finale dell’autopsia sul corpo della vittima secondo cui il colpo mortale non è stato quello sferrato da Gashi.

La relazione

L’esame autoptico era stato svolto dall’anatomopatologo Alberto Furlanetto, incaricato dalla Procura di stabilire le cause della morte di Kolgeci. Dai primi risultati non era stato possibile definire nel dettaglio quali fossero stati i colpi mortali. Il 52enne presentava lesioni alla testa (due, nello specifico), all’addome (una pugnalata, ma poco profonda) e agli arti inferiori (anche in questo caso ferite da taglio superficiali, ma una aveva all’interno coscia). I successivi approfondimenti hanno accertato che la morte di Kolgeci è avvenuta per dissanguamento in pochi secondi per la recisione dell’arteria femorale (ovvero, secondo le indagini, uno dei fendenti inferti da Manxhuka) e non per le fratture al cranio (di cui sarebbe responsabile Gashi), potenzialmente mortali ma non decisive se il taglio alla gamba non ci fosse stato. Rimane comunque l’accusa di concorso in omicidio volontario (la Procura sembra intenzionata a contestare anche l’aggravante della premeditazione, ndr), ma la posizione di Gashi, a questo punto, assume una valenza diversa. Le indagini, in ogni caso, continuano. Alla rissa hanno partecipato decine di persone e anche se i principali indiziati sono stati individuati, stando a quanto sostengono gli investigatori, ci sarebbero altri profili di responsabilità.

Il movente

Dietro al delitto di Fiera c’era un debito di appena 500 euro per un lavoro edile non saldato. Ma era soltanto la classica goccia. I veri motivi sono da ricercare altrove, ovvero in un altro debito legato però all’onore che la vittima si portava dietro dal Kosovo. Ragip Kolgeci era infatti arrivato in Italia appena due settimane prima di essere ucciso. E la sua esecuzione, decretata da un codice medievale che in Kosovo vale ancora come legge, si è consumata in viale IV Novembre a Treviso in una sera di settembre, poco prima delle 22. Epilogo di una mediazione tra le parti non andata a buon fine, avvenuta qualche ora prima della mattanza. Una trentina le persone che si sono affrontate nel corso della rissa. Da una parte Kolgeci e alcuni suoi familiari, compresi il figlio Kastriot e i nipoti, proprietari di una ditta di ponteggi, e altri stranieri di origine kosovara, macedone e albanese. A guidare il gruppo rivale Afrim Manxhuka, cartongessista kosovaro, e appunto il nipote Valmir Gashi, uscito ieri di prigione.

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