Omicidio a Fiera. Il quartiere nel terrore, i residenti: «Non siamo sicuri, cambiamo casa»

Sabato 15 Ottobre 2022 di Mep
Omicidio a Fiera. Il quartiere nel terrore, i residenti: «Non siamo sicuri, cambiamo casa»
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TREVISO - Il cadavere steso a terra, in una pozza di sangue. E le sagome scure dei suoi aggressori che scappavano dopo aver nascosto le spranghe nelle aiuole in cui gioca il suo bambino. Troppa violenza da mandare giù per una giovane mamma, rimasta talmente traumatizzata da compiere una scelta estrema: «Cambierò casa, non voglio che mio figlio cresca qui. Ho tremato per ore e da due notti non chiudo occhio». La mattanza di mercoledì sera andata in scena in via IV Novembre, accanto al bar La Musa ha sconvolto il quartiere di Fiera. Al punto che qualcuno è pronto a fare i bagagli e a trasferirsi altrove. È il caso di una giovane mamma, che abita a Fiera da qualche mese, insieme al marito e al figlioletto. Non avrebbe mai immaginato di assistere a un massacro, il risultato di una faida tra kosovari che si è conclusa con un morto - il 52enne kosovaro Ragip Kolgeci - e otto feriti. Due invece gli arrestati, sempre kosovari per omicidio volontario e rissa aggravata: Afrim Manxhuka, 50 anni, e il nipote Valmir Gashi, 32: sono accusati di aver sferrato i colpi fatali alla vittima. «Avevo appena messo a letto mio figlio, erano le 9.40.

Ho sentito delle grida e mi sono affacciata» racconta la residente. Chiede di restare anonima «perché questa è gente pericolosa, che evidentemente ha una diversa scala di valori: se arriva a uccidere un uomo per un debito da 500 euro c'è da aspettarsi di tutto...».

L'omicidio a Fiera, cosa hanno visto i residenti


Dal terrazzino del secondo piano ha visto un gran trambusto: a descriverlo le vengono ancora i brividi: «Quell'uomo era già a terra, immobile. C'era parecchia gente e sangue, tanto sangue sul pavimento. Ho visto tre persone scappare via, verso l'alzaia: sono passate proprio qui davanti - prosegue la donna indicando il vialetto tra le palazzine. Alcuni hanno nascosto le spranghe nelle aiuole. Mio marito è sceso a controllare, io non ne ho avuto il coraggio. Ero terrorizzata, ho avuto solo la forza di chiamare il 112». Sul posto stavano già arrivando ambulanze, pattuglie della polizia e dei carabinieri. «Uno dei fuggitivi si è nascosto in un giardino qui sotto. Gli inquilini erano chiusi in casa per la paura, gli altri credo abbiano scavalcato la staccionata» - dice la mamma, che non riesce a togliersi dalla testa le immagini di quegli attimi di cieca follia. «Lo hanno rianimato per 20 minuti, ma non è servito. Fa impressione sapere che lì c'era un cadavere: quella sera ho tremato per ore, non riuscivo a calmarmi e ancora adesso sono molto scossa». La donna è rimasta a sbirciare dalla finestra fino all'una, mentre la polizia scientifica eseguiva i rilievi nel piazzale trasformato in arena. «Qui non mi sento più sicura - afferma -. A quell'ora potevo essere a spasso col cane o fuori con mio figlio». Un sentimento condiviso anche da altre persone che abitano o lavorano a Fiera: «È una cosa folle, mai vista prima. E se fosse successo mentre uscivamo? A volte capita di fermarsi in ufficio fino a tardi...» mormorano preoccupati dipendenti e titolari dello studio associato di architettura Zampese-Fanton. «L'anno scorso gli spari in borgo Cavour, poi le risse in centro tra baby gang, adesso questa rissa con omicidio: ma cosa stiamo diventando?» si chiede preoccupata Adriana, che custodisce l'appartamento di un amico. Teme che la sua Treviso stia diventando un campo di battaglia.


È quello che le istituzioni intendono scongiurare. Per questo il prefetto, su richiesta del sindaco, ha convocato per giovedì il comitato provinciale per l'ordine e la scurezza pubblica. L'obiettivo è individuare le misure di sicurezza più efficaci alla luce dell'ultimi crimine. Intanto una stazione mobile dei carabinieri è già schierata in campo: in questi giorni presidierà le fiere per evitare risse tra giovanissimi al luna park. E nelle prossime settimane si sposterà in altre zone sensibili.

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