Omicidio a Fiera, il figlio della vittima: «Assoldati dei picchiatori da fuori»

Lunedì 24 Ottobre 2022 di Giuliano Pavan
Ragip Kolgeci, kosovaro di 52 anni, è stato ucciso il 12 ottobre scorso in viale IV Novembre a Treviso
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TREVISO - Kastriot e Asrim lo avevano detto il giorno successivo all’omicidio: «Sono loro che avevano i coltelli e, prima di venire, hanno chiamato anche gente da fuori, compresi macedoni e albanesi arrivati da Mestre». E lo hanno ripetuto agli inquirenti. Non era una boutade: le parole del figlio e del nipote di Ragip Kolgeci, il 52enne kosovaro massacrato il 12 ottobre scorso a Fiera, nel piazzale di fronte al bar La Musa in viale IV Novembre, non sono cadute nel nulla.

La Procura sta infatti indagando anche su questo fronte. 


GLI ACCERTAMENTI

Oltre ad Afrim Manxhuka, 50 anni, e Valmir Gashi, 32, i due connazionali della vittima che sono stati arrestati per omicidio volontario e considerati i due principali responsabili dell’omicidio, gli investigatori sono sulle tracce di altri “picchiatori”. Due, o forse di più, assoldati per il regolamento di conti. O almeno è questa l’ipotesi su cui stanno lavorando gli agenti della squadra mobile. Sta proprio in quel «principali», pronunciato dal procuratore di Treviso Marco Martani, il sospetto che a sferrare i colpi siano state più persone, e non solo Manxhuka e Gashi i quali, durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto, assistiti rispettivamente dagli avvocati Mattia Visentin e Mauro Serpico, hanno entrambi ammesso di essere presenti sul luogo del delitto negando però di aver colpito Kolgeci. Una versione che non ha convinto né la Procura né il gip Carlo Colombo che, definendo i due indagati «socialmente pericolosi», ne ha confermato la custodia cautelare in carcere anche per evitare un possibile inquinamento probatorio. 


IL SOSPETTO

L’autopsia sul corpo di Kolgeci ha stabilito che le ferite mortali sono state due: una sprangata alla nuca che ha sfondato il cranio e una coltellata alla coscia che ha reciso l’arteria femorale. Il resto delle ferite, “solo” un decina, sono superficiali, compresa la pugnalata all’addome. Un esito che avvalora la tesi di Kastriot e Asrim: i colpi mortali sono stati precisi, ben assestati e violenti. Come se ad agire fossero stati degli” esperti del mestiere”. Ovvero picchiatori di professione. Altro particolare: figlio e nipote di Kolgeci dicono che «è stato Afrim ha colpire a colpire Ragip e a lasciarlo a terra esanime», non parlano di Gashi e tirano in ballo «gente da fuori». Parte del regolamento di conti tra bande è stata ripresa e, tra i partecipanti, sarebbero stati immortalati anche i “picchiatori”.

Ultimo aggiornamento: 07:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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