Scrive al padre suicida che ha ucciso la nonna: «Fiera di assomigliarti»

Giovedì 17 Novembre 2022 di Eleonora Scarton
La casa dove si è consumata la tragedia
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MEL (BELLUNO) «Ciao papà, adesso più che mai sono fiera di assomigliarti». Questa la frase vergata su profilo facebook da Letizia, figlia di Aurelio Monestier, il 56enne che martedì ha ucciso con una coltellata la madre 88enne, Antonia Schiocchet, togliendosi poi la vita con un taglio netto alla gola.

Un dramma famigliare che si è consumato martedì a via Pellegai, a Mel, frazione di Borgo Valbelluna, nello scantinato attiguo all'abitazione della vittima. Letizia, consigliere comunale a Santa Giustina, comune dove viveva anche il padre, ha voluto così condividere il gesto dell'amato genitore, forse comprendendo nel profondo il dolore che evidentemente il padre si portava dentro. Un modo per dire al mondo che quel gesto compiuto dal padre non è una mostruosità, ma un atto di amore scaturito da una situazione di difficoltà che l'uomo stava vivendo interiormente, anche per la grave malattia della madre affetta da Alzheimer e che non è riuscito a condividere fino in fondo con i famigliari, portandosi dentro un fardello più grande di lui.


Aveva tante idee e progetti, Aurelio: l'aspettativa dal lavoro per poter seguire la madre e la richiesta di un supporto per poterla gestire al meglio, richiesta che evidentemente è tardata ad arrivare. E questo la figlia Letizia, pur sopraffatta dal dolore, lo ha capito e non ha potuto far altro che condividere in pieno quel dolore sfociato nel sangue. Di Aurelio resta un ricordo di persona disponibile con la famiglia e con gli amici, ma anche con la comunità della frazione santagiustinese di Meano che lo aveva accolto e nella quale si era ben integrato. Letizia, sul suo profilo facebook, riserva un pensiero anche alla sua nonna: «Nonna Antonietta... un pensiero va anche a te». Una famiglia distrutta, ma che in queste ore sta dimostrando grande forza nel superare la doppia tragedia.
Il fronte investigativo, intanto, sembra ormai acclarato, ma per mettere la parola fine ad un fascicolo che andrà a chiudersi con la morte del - per ora presunto - reo, manca ancora un accertamento scientifico: si tratta delle impronte sul manico del coltello, per capire di chi sono. Sarà solo questo passaggio ad escludere con certezza la presenza di una terza persona sulla scena del delitto.


A bocce ferme, la dinamica viene ricostruita con maggiore precisione. Il dramma si è consumato verso mezzogiorno di martedì nello scantinato di un vecchio fabbricato di pertinenza dell'abitazione della famiglia, in via Pellegai 117. Non è chiaro se lo avessero raggiunto per qualche specifico motivo e qui Aurelio abbia poi deciso, preso da una sorta di raptus, di mettere fine a una situazione evidentemente di profonda sofferenza, oppure se tutto fosse stato pianificato anche nel dettaglio fin dalla partenza da casa. Una volta entrati nel piccolo locale, di circa 7-8 metri quadrati, Aurelio ha preso un coltello, di quelli di lavoro con lama di 15 centimetri, piantandola dritta nel petto della madre, rivolgendo poi l'arma verso se stesso per tagliarsi la gola. I due corpi sono stati trovati a pancia in su, uno poco distante dall'altro.


A scoprire il dramma, verso le 12.15, è stata una delle sorelle di Aurelio, quella che abitava ancora con la madre. Non vedendoli tornare per pranzo era uscita a cercarli. Nel vedere la porta aperta dello scantinato ha sospettato che potessero trovarsi lì. E così è stato. Dopo i rilievi effettuati da carabinieri, coordinati dal tenente colonnello Christian Costantini del Nucleo investigativo del Comando provinciale, i corpi sono stati portati nella cella mortuaria a disposizione dell'autorità giudiziaria che dovrà accertare le cause esatte della morte e in che tempi il decesso sia sopravvenuto e altri aspetti medico-legali utili alle indagini.
 

Ultimo aggiornamento: 12:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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