Omicidio a Fiera: sale a 15 il numero di denunciati per il regolamento di conti

Giovedì 27 Ottobre 2022 di Alberto Beltrame
Il corpo di Ragip kolgeci, il kosovaro di 52 anni ucciso lo scorso 12 ottobre in viale IV Novembre a Treviso

TREVISO - Due regolamenti di conti con lo sfondo di una possibile guerra per i cantieri. Dallo scontro fra albanesi a Vittorio Veneto alla rissa di Fiera, sfociata nell’omicidio del 52enne kosovaro Ragip Kolgeci. Su quest’ultimo episodio proseguono le indagini della squadra mobile, che cristallizzata la posizione dei due presunti assassini, il 50enne Afrim Manxhuka e il 32enne Valmir Gashi, arrestati per omicidio volontario e considerati i due principali responsabili dell’assassinio, avvenuto la sera del 12 ottobre scorso nel piazzale del bar La Musa, in viale IV Novembre a Treviso, stanno procedendo con l’identificazione di tutti coloro che hanno partecipato allo scontro a colpi di spranghe e coltelli.


ALTRE DENUNCE

Il numero di persone denunciate per la rissa, in questi giorni, è salito a 15. Gli inquirenti li stanno identificando uno ad uno, e di sicuro il numero è destinato ad aumentare ancora. E non è detto che nei confronti di alcuni di loro non vengano mosse altre accuse. «A qualcuno potrebbe essere contestato anche il reato di lesioni - spiega il procuratore di Treviso Marco Martani - salvo non fosse in condizioni di legittima difesa. Ci sono delle situazioni da definire al di là delle contestazioni nei confronti dei due soggetti arrestati». Non a caso, dopo la rissa, finirono in ospedale, in totale, 8 persone, una delle quali presentava una profonda ferita da coltello alla schiena e altre due avevano dei tagli sul collo e sulla testa.


IL MOVENTE

Le indagini non sono insomma per nulla concluse. Anche sul fronte del movente. Il procuratore non nasconde infatti che sia ancora da definire il «movente vero». «È difficile infatti pensare che tutto sia nato per un debito di 500 euro - sottolinea il procuratore Martani -. Sembra un movente tanto sproporzionato sia per il numero di persone coinvolte sia per quello che è successo dopo. Un debito di quel tipo non sembra giustificare l’intervento di oltre venti persone, né per riscuoterlo né per incoraggiare i debitori a farsi pagare». Inevitabile puntare l’attenzione sul filo che unisce non solo le due famiglie kosovare che si sono scontrate a Fiera, ma anche i soggetti albanesi che hanno trasformato Serravalle in un campo di battaglia: il mondo dell’edilizia e dei lavori nei cantieri. «Non ci sono collegamenti tra i due episodi - precisa Martani -, ma certo è che si tratta di gente che lavora nell’edilizia». Un elemento non da poco che apre possibili scenari legati al racket dei cantieri e agli scontri per gli appalti in edilizia fra artigiani originari dell’Est Europa. Il tutto nonostante vi siano elementi, per quanto riguarda lo scontro di Fiera, collegati al retaggio culturale di alcune famiglie kosovare. L’omicidio di Kolgeci potrebbe essere anche inserito in un contesto legato a codici medievali albanesi (in particolare i “Kanun”) e al “delitto d’onore”.

Non a caso il 52enne, poche ore prima dell’omicidio, aveva incontrato Manxhuka, ma la discussione tra le due famiglie non si era conclusa con una riappacificazione, ma con uno sgarbo che potrebbe aver spianato la strada al regolamento di conti.

 
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Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 08:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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