Treviso. Chiude la storica osteria di via Municipio, dopo 34 anni Ermes lascia il grembiule

«Non ho ancora pianificato e deciso cosa succederà - afferma Pezzato -. Certo se riuscissi a vendere, mi piacerebbe che qualcuno continuasse l'attività seguendo il mio solco»

Martedì 18 Luglio 2023 di Alfredo Baggio
Ermes Pezzato

TREVISO - Dopo 34 anni dietro al bancone del bar Municipio, anche Ermes Pezzato, dopo tanti altri osti storici della città, smette il grembiule. La decisione è presa, anche se la data in cui abbasserà le serrande non è ancora stata fissata. «Non lascio i miei clienti da un giorno all'altro - rassicura Pezzato, oggi 67enne -, per ora rimango qui. Però posso dire che alla mia età è arrivata l'ora di fermarsi».

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Ombre e cicheti

Grandissimo intenditore di vini, Ermes sa proporre ai suoi clienti le migliori bottiglie nonostante sia da sempre, particolarità che lo rende più unico che raro, astemio. In via del Municipio tutti sperano che lo storico bar, riferimento per residenti, negozianti, e ovviamente per chi lavora a Ca' Sugana, non chiuda i battenti. «Non ho ancora pianificato e deciso cosa succederà - afferma Pezzato -. Certo se riuscissi a vendere, mi piacerebbe che qualcuno continuasse l'attività seguendo il mio solco».

Di sicuro in tanti apprezzerebbero se rimanessero quei tratti inconfondibili dati dalla gestione di Ermes, apprezzata non solo per le mescite (dai selezionatissimi rossi al "surlì", il prosecco non filtrato), ma anche per gli altrove introvabili panini e tramezzini al lardo di colonnata, al salame di cinghiale o ad altri sapori che solo in via Municipio si possono, ancora per poco purtroppo, sperimentare. Il nome di Pezzato andrà così presto ad aggiungersi a quelli di altri monumenti della ristorazione del centro, a partire da quelli di Sandro e Ovidio, volti storici della Gigia, e del Sior Orlando dell'Antico Pallone, altro veterano che nei mesi scorsi ha deciso di riporre gli strumenti del mestiere.

Ricambio generazionale

Pezzato, in verità, proprio 5 anni fa, nel 2018, aveva preannunciato le sue intenzioni. «Tra cinque anni vado in pensione», diceva. E già allora il timore era quello di non trovare, in un giovane, un degno sostituto. «Trovare giovani che vogliono intraprendere questa professione è impossibile. Quando andrò in pensione non so chi prenderà questo locale, non so se rimarrà ancora così» raccontava proprio cinque anni fa. Guardando alle nuove gestioni della Gigia e dell'Antico Pallone, però, oggi si può essere fiduciosi: il testimone degli osti storici è stato raccolto con grande preparazione e amore per mestiere e tradizione. Una speranza dunque sembrerebbe esserci, che la tradizione sopravviva ai tempi che rapidamente cambiano, perché perderla sarebbe un errore imperdonabile. 

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