​Caso Fregolent. «Rimborsi covid alla senatrice? Assurdo, servono punizioni vere»

Domenica 28 Febbraio 2021 di Paolo Calia
«Rimborsi covid alla senatrice? Assurdo, servono punizioni vere»
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«Sicuramente ci sarà un provvedimento. Non voglio anticipare quale, ma non potrà essere simbolico». Roberto Marcato, assessore regionale e componente del direttorio che governa la Liga Veneta accanto al commissario Alberto Stefani, è come sempre molto diretto, per non dire ruvido. E dopo aver assistito a due giorni di tempesta mediatica ritiene giusto dire qualcosa sul caso Sonia Fregolent, la senatrice trevigiana del Carroccio che ha ottenuto dal comune di Sernaglia della Battaglia, dove è stata per dieci anni sindaco mentre attualmente è consigliere di maggioranza, un bonus da 240 euro come rimborso per i centri estivi frequentati dal figlio.

E un parlamentare da 14mila euro al mese che chiede e ottiene un rimborso pensato per chi deve stringere la cinghia, non può che finire nell'occhio del ciclone. 


Marcato, il caso Fregolent mette in cattiva luce la Lega.
«Come fondatore della Liga e membro del direttorio mi sento in dovere di salvaguardare il partito, i regolamenti e i valori che lo regolano. Quanto accaduto è gravissimo».


Non è la prima volta che accade. Lei fu il primo a chiedere inflessibilità per i parlamentari che, in estate, intascarono il bonus per le partite Iva. E poi il caso dei tre consiglieri regionali...
«Siamo stati inflessibili con tre persone per bene come i consiglieri regionali Forcolin, Barbisan e Montagnoli. Nel caso di Forcolin poi il bonus non è stato nemmeno richiesto da lui e nemmeno incassato. Ma tutti e tre sono stati lasciati fuori dalle liste elettorali. E ricordo che Forcolin era il vicepresidente, il numero due dopo Zaia».


Quindi con la Fregolent cosa bisognerebbe fare?
«Intanto, assieme al commissario Stefani, sentiremo quello che ha da dire. Ma ci dovrà essere equità. Non devono esistere due pesi e due misure. Chiedere un bonus da 240 euro quando si prende lo stipendio da parlamentare è inaccettabile».


E allora che succede?
«Non anticipo il provvedimento possibile. Ma di certo non dovrà essere simbolico. Altrimenti agli altri esclusi da tutto cosa dovremmo dire? No: un partito come il nostro deve essere giusto. Quindi massima severità».


La senatrice che chiede un rimborso al proprio Comune: quanto basta per scatenare la base leghista sempre sensibile a queste cose.
«In questo caso c'è un'aggravante ancor più imperdonabile: aver chiesto un bonus del genere in un periodo difficilissimo, dove la gente si sogna stipendi da 14mila euro al mese. Tanti militanti leghisti da un anno non vedono una busta paga; tantissimi veneti rischiano di perdere la casa perché le loro aziende chiudono. Con loro abbiamo un legame sacro, da rispettare a ogni costo».


Aver dato il bonus in beneficenza è sufficiente come rimedio?
«Si fa beneficenza con i soldi propri. E poi perché perdere tempo per richiedere un modulo, compilarlo, riportarlo in Comune per chiedere 240 euro da girare poi in beneficenza? Un parlamentare ha mille modi per fare la stessa cosa senza toccare bonus o contributi pubblici. Non esiste».


E la versione che, in realtà, sia stata una strategia messa in atto per dimostrare che il bando fatto dal sindaco di Sernaglia fosse sbagliato?
«Non so che rapporti ci siano tra la senatrice e il sindaco. Ma certo sarebbe ancora più grave venire a sapere che un parlamentare della Lega stia brigando per mandare a casa un sindaco della Lega. Se fosse così ci vorrebbe un provvedimento ancora più duro. Ma la realtà non è questa».


E qual è?
«E che al di là della beneficenza o delle beghe nel Comune, che interessano fino a un certo punto, c'è un parlamentare che ha fatto la domanda per chiedere un bonus pensato per le famiglie in difficoltà in un periodo di grave crisi. E di questo se ne deve assumere ogni responsabilità».


Il caso Fregolent arriva in contemporanea con lo sconcerto per la questione sottosegretari: la Lega del Veneto non ne ha nessuno.
«È logico e giusto che sia il segretario federale a decidere le mosse da fare. I sottosegretari sono il collegamento tra territorio e Roma: il Veneto non ne ha. E ci avrebbe fatto comodo averne uno per la sanità o per l'economia. Ma sono fiducioso che il nostro commissario Stefani saprà fare lui da collegamento con i sottosegretari leghisti per portare avanti le istanze del Veneto. E mi aspetto che loro, e i ministri della Lega, abbiano sempre i telefoni accesi».

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