L'avvocatessa accoltellata torna a casa: «Giuseppe aveva due personalità, ha vinto quella cattiva»

Giovedì 27 Aprile 2023 di Maria Elena Pattaro
L'avvocato Meri Zorz

ODERZO - «Nella sua testa c'erano due personalità. Una adorabile, dolcissima, religiosa. Un'altra cupa, con un che di malvagio. I due diversi profili Facebook sono emblematici: in uno si vede un ragazzo in montagna, con uno sguardo disteso, nell'altro una faccia tetra. Io avevo creduto nel Giuseppe gentile ma lunedì l'altro ha preso il sopravvento». Come dottor Jekyll e mister Hyde. L'avvocata Meri Zorz, 50 anni, descrive così il cliente che lunedì mattina l'ha accoltellata nel suo studio legale di Oderzo. Ha cercato di ucciderla perché lei voleva rinunciare al mandato. Giuseppe Silvestrini, infermiere di 53 anni, si è impiccato poco dopo nel fienile di casa, a Mansuè. La donna è stata dimessa ieri mattina, 26 aprile, dall'ospedale di Oderzo, con una prognosi di 30 giorni. La mano destra, quella con cui ha parato i fendenti è ancora fasciata, dopo l'intervento per ricostruire il tendine lesionato. Sul volto e sulle spalle porta ancora i lividi della colluttazione. Per prima cosa ha riabbracciato la figlioletta di 8 anni, che non vedeva l'ora di stringere forte la sua "supermamma". È così che l'ha disegnata la bambina: mantello rosso come Superman, braccia puntate sui fianchi, pronta a sfidare il mondo.

E la dedica scritta a pennarello: «La mia supermamma».

Avvocato, come sta?
«Sono uscita dall'ospedale. È bello riassaporare l'aria e vedere la luce del sole».

Ha spiegato a sua figlia cosa è successo?
«Cerco di tutelarla. Le abbiamo detto che c'è stata una lite con un cliente e che io gli ho sferrato un pugno facendomi male a una mano, mentre lui ha usato un portachiavi con un taglierino. Non voglio che sappia del coltello».

Qual è il ricordo più vivido dell'aggressione?
«L'ultimo sguardo di Giuseppe prima di scappare. Ero riuscita a bloccare il coltello con la mano. Penso che lui abbia avuto un attimo di ravvedimento. Io sono corsa fuori a cercare aiuto: temevo di avere ferite ovunque, anche agli organi interni».

L'ha aggredita perché ha rinunciato al caso?
«È stato il gesto di una persona in estrema difficoltà. Avevo deciso di non seguirlo più. Gli stavo riconsegnando i documenti: sembrava tranquillo, collaborativo, poi mi ha aggredita. Probabilmente si è sentito solo per l'ennesima volta».

Si era accorta del suo disagio?
«Ho provato a entrare nella sua testa ma era come se ci fossero due persone diverse. Una adorabile, dolcissima, religiosa, buona. L'altra con qualcosa di malvagio. Su Facebook aveva due profili: uno felice in montagna e uno tetro. Gli ripetevo spesso che volevo vederlo felice. E lui diceva che stava cercando di tornare quel ragazzo spensierato in montagna. Lunedì purtroppo è comparso l'altro Giuseppe, quello che non avrei mai voluto vedere».

Quando ha saputo che Giuseppe si era tolto la vita, lei ha sofferto...
«Sì, provo pena. Era fragile. Si è sentito solo. Come posso odiare una persona che in quel frangente secondo me non capiva la gravità del suo gesto? Non era in sè. Cercherò di ricordare Giuseppe come il ragazzo gentile delle foto in montagna».

C'è qualcosa che vorrebbe dirgli se fosse ancora qui?
«Vorrei dirgli che non ce l'ho con lui. Ho capito che era solo tanto fragile. Mi dispiace veramente tanto che abbia scelto una fine così».

Fare gli avvocati di questi tempi è pericoloso?
«Tutte le categorie che hanno a che fare con il dolore delle persone sono a rischio. C'è chi propone che ai colloqui con i clienti sia presente sempre un'altra persona oltre al legale. Ma ci sono due scogli: la privacy e il fatto che molti studi sono composti da un solo legale, senza collaboratori né segretari».

Lei tornerà in studio?
«Sì, tornerò presto perché ho la solidarietà di tanti clienti. Ma prima mi prenderò il tempo necessario per rielaborare il tutto, con un sostegno psicologico. Voglio ricominciare con lo stesso entusiasmo di prima e con la stessa empatia verso i clienti».
 

Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 11:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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