Il Pordenone Calcio saluta la prima squadra: ecco tutti gli scenari possibili per evitare il fallimento

Martedì 5 Settembre 2023 di Marco Agrusti
Il Pordenone Calcio

PORDENONE - La storia del Pordenone Calcio, almeno per quanto riguarda la prima squadra e la partecipazione ai campionati regionali, finisce qui.

Finisce con l’immagine di giocatori e tecnici che raccattano le ultime cose dal centro De Marchi. Finisce con una guerra - di numeri e di parole - tra proprietà ed ex tesserati. Finisce male, con una spallata alle ultime speranze. Niente Eccellenza, a meno di miracoli e cavilli fin troppo difficili anche solo da immaginare. Niente di niente. Il calcio senior con i colori neroverdi rischia di essere spazzato via in una mattinata, quella di ieri, andata via a metà tra la smobilitazione e la prova muscolare. La proprietà del Pordenone Calcio, infatti, ha stracciato l’accordo con gli ex tesserati. Il banco è saltato per volontà dei vertici societari. In soldoni, di Mauro Lovisa. 


COS’È SUCCESSO


Il team dei legali che fa capo all’Associazione italiana calciatori è arrivato da Chiavari, Liguria. Tutto il Nord Italia in autostrada per nulla. Con loro, il legale Alessandro Calcagno. Dall’altra parte della barricata, la dirigente Lucia Buna. L’appuntamento di ieri mattina alla Uil di Pordenone doveva essere l’ombrellino nel long drink da allegare alla relazione in consegna oggi al Tribunale di Pordenone. Invece la società si è alzata dal tavolo, ha battuto i pugni e ha stravolto lo scenario. «Gli ex tesserati - è ciò che filtra dai vertici neroverdi - hanno preteso altri premi e ulteriori garanzie economiche, aggiungendo anche persone prima non parte della trattativa». 
«L’accordo non è saltato a causa dei calciatori - ha tuonato invece Paolo Bianchet, referente dell’Aic -. I giocatori l’accordo l’avevano accettato, restavano solo piccoli dettagli da limare. Nessuna pretesa al rialzo. Lavoravamo da due mesi alla soluzione. L’umore? No comment». E in serata un laconico Mauro Lovisa ha replicato: «Io ho la coscienza a posto, come sempre». 


IL CLIMA


Dagli ambienti societari filtra ancora un ultima goccia di ottimismo, legato a una normativa poco chiara che permetterebbe l’iscrizione di una prima squadra anche senza l’accordo con gli ex tesserati. Ma è una linea che si scontra sia con i tempi, che con il clima incendiato dopo i fatti di ieri. Il Pordenone Calcio è a un passo dall’essere cancellato dal pallone dei grandi. E più di tutto, parlano le immagini. Sono quelle del centro sportivo Bruno De Marchi. Smobilitazione, ecco la parola respirata a Villanova. Ieri mattina, una comunicazione è arrivata a tutti i giocatori che si allenavano agli ordini di mister Cottafava: «Attività sospesa fino a nuovo ordine». Stop. È la bandiera bianca che si issa al posto di quella neroverde. Nel parcheggio arriva Marco Martin, uno degli ultimi giocatori aggregati. «Ho recuperato i documenti della mia visita medica. Andrò in Eccellenza in Veneto. Ci avevo sperato». A tracolla, il borsone. Mette in moto e lascia per l’ultima volta il De Marchi. Fabio Rossitto, l’uomo su cui Lovisa aveva puntato per curare la parte giovane della ripartenza, si affaccia alla porta. Allarga le braccia. Il volto è scuro. Non può rilasciare dichiarazioni, ma anche il suo futuro nel club potrebbe essere al capolinea. 


LE VOCI


L’erba del centro sportivo è tagliata. C’è ancora profumo d’estate. Ma il silenzio è assordante. A settembre quello era un luogo pieno di grida, di voci, palloni calciati. Il presidente, ieri, non si è mai visto. Dai corridoi protetti dalla porta semi-aperta, filtravano le parole dei pochi “superstiti”. Si parlava di soldi, di ritardi nei pagamenti. Sfoghi simili a pianti in una nave alla deriva. E non c’è neanche chi dirige ancora l’orchestra sul ponte. 
«È stato un fine settimana fatto di mille messaggi - racconta un dipendente del club che tuteliamo non identificandolo -, un giro di chiamate a tutti i giocatori per l’accordo. Tutto per cosa? Per niente». 
Chi ha parlato personalmente con il presidente Mauro Lovisa, ha riferito di un uomo che dal suo punto di vista si è sentito «tradito». E che ha deciso di strappare. Altri, invece, lo hanno descritto come battagliero e desideroso di mantenere almeno l’ossatura giovane del club, compresa quindi la sua storia. Ma questa è materia che dovrà valutare il giudice, più che la società stessa. Il De Marchi, intanto, ha risposto con un silenzio rumorosissimo. 

IL FUTURO

Ieri, nel contesto surreale del centro sportivo De Marchi, se lo domandavano perfino gli addetti ai lavori. Figuriamoci i tifosi. E adesso che fine farà il Pordenone Calcio? Domanda che copre un raggio ampissimo: dal marchio alla matricola stessa del club, fino al bivio più tecnico che sarà quello tra il concordato in continuità e la liquidazione giudiziale. Quindi il fallimento. Proviamo allora a fare un po’ di chiarezza, soprattutto partendo da un dato: la possibilità che la storia del club non finisca nel cestino c’è ancora. Anche senza la prima squadra. E sullo sfondo c’è anche l’opzione riferita alla nascita di una nuova compagine, che però con il Pordenone attuale non c’entrerebbe nulla.

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