In bici da Monselice per 15 mila chilometri lungo la rotta dei migranti: il viaggio del fotoreporter Lazzarin

Domenica 2 Luglio 2023 di Giovanni Brunoro
Mattia Lazzarin

MONSELICE (PADOVA) - Oltre il mare, per incontrare gli uomini e le loro storie. È partito ieri mattina da Monselice Mattia Lazzarin, il fotoreporter 44enne che attraverserà tutte le sponde del Mediterraneo e si avvicinerà a culture, paesaggi, geografie e storie sì diverse, ma accomunate dalla presenza del Mare Nostrum, che per Mattia è un'entità votata ad unire e non dividere. Sarà ospite in Grecia di alcune ong, per cui raccoglierà dei fondi e dove girerà dei reportage raccontando le vite dei migranti che attraversano la rotta mediterranea e quella balcanica: vite che passano da paesi dai quali si fugge e vanno verso paesi in cui si accoglie.

Questo è il senso del progetto di Mattia, che si chiama appunto "Beyond the sea", oltre il mare.

Zaino in spalla, macchina fotografica e fotocamera, Lazzarin è salito in sella di buon'ora e si sta apprestando a vivere un'avventura che, parole sue, «cambierà la mia vita, sia perché lascerò il lavoro sia perché durerà almeno sei mesi». In solitaria, pedalerà e camminerà 14.400 chilometri attraversando Italia, Croazia, Montenegro, Albania, Grecia, Turchia, Libano, Israele, Egitto, Algeria, Tunisia, Marocco, Spagna e Francia. Per ragioni di sicurezza, non potrà transitare attraverso Siria e Libia e sarà costretto a raggiungere in aereo Israele e Magreb. Il senso del viaggio è quello di vivere fino in fondo il tragitto dei profughi: «Dormirò in tenda e sarò ospite da famiglie per la maggior parte del tempo. Il fatto che non riuscirò a viaggiare sempre in bici mi fa riflettere sul fatto che sono straniero in terra straniera. In alcuni paesi non posso entrare, non mi fanno il visto e anche a me è stata chiusa una porta».

A Salonicco, Corinto ed Atene sarà ospite di tre organizzazioni italiane che operano a stretto contatto con i migranti: visiterà i campi profughi e sarà a stretto contatto con gli operatori che realizzano politiche di accoglienza sul posto. L'occasione sarà quella di girare documentari, raccogliere testimonianze, scattare foto. Al ritorno, Mattia ha già in mente di allestire una mostra e tenere dei discorsi in pubblico per aiutare queste realtà: «Sento storie incredibili. Donne e uomini malmenati e derubati lungo il cammino. Alcune situazioni sono insostenibili ed io non potevo più girarmi dall'altra parte». 

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