Truffa sulle antenne al Monte Cero, assolti padre e figlio: «Il fatto non sussiste»

Venerdì 21 Luglio 2023 di Marco Aldighieri
Truffa sulle antenne al Monte Cero, assolti padre e figlio: «Il fatto non sussiste»

BAONE (PADOVA) - Il processo sul caso Monte Cero si è concluso, dopo sette lunghi anni, con una doppia assoluzione
Il giudice del Tribunale di Rovigo, su richiesta della stessa Procura, ha sentenziato l’innocenza di Fabrizio Gastaldo e del figlio Roberto con la formula “il fatto non sussiste”. 

In aula è stata sposata in pieno la tesi della difesa, rappresentata dai legali Marco Imbimbo, Sebastiano Zanin, Marzia e Mauro Amiconi.

L’esposto da cui ha tratto origine il processo risale alla primavera del 2016 e il procedimento ha visto fasi particolarmente accese. Nel corso degli anni l’accusa aveva richiesto in più occasioni l’applicazione di misure cautelari e, tuttavia, i procedimenti avevano avuto sempre esito favorevole per i Gastaldo. 

Padre e figlio, dopo la lettura della sentenza, hanno espresso grande soddisfazione non solo per l’esito del processo, ma anche per la decisione assunta dalla Procura di rivedere in toto le determinazioni assunte in precedenza. Non solo perchè il pm si è complimentato con i Gastaldo per come è stato annullato l’inquinamento elettromagnetico sulla sommità del Cero da dove irradiano il segnale circa 35 tra radio e televisioni. 

Fabrizio Gastaldo e il figlio Roberto erano a giudizio con le accuse di frode in pubbliche forniture e truffa aggravata per avere accumulato, secondo la Procura polesana, profitti illeciti nella gestione del traliccio per le telecomunicazioni sul Monte Cero. In particolare l’accusa era di aver fatto la cresta sui canoni di locazione delle antenne a radio e televisioni. Per cui avrebbero dovuto rispondere di frode in pubbliche forniture, truffa ai danni dell’Ente Parco e del Comune di Baone, emissione di fatture per operazioni inesistenti e dichiarazione dei redditi fraudolenta. L’indagine “Antenne pulite”, condotta dalla Polizia tributaria della Guardia di Finanza, voleva dimostrare che la società era riuscita a dichiarare un ricavato inferiore al reale, versando quindi a Comune e Parco percentuali ridotte. 

Già in sede di udienza preliminare Gastaldo si era difeso spiegando che il contratto prevedeva il 30% sugli affitti, mentre le cifre contestate dalla magistratura si riferivano ai ricavi, in cui confluivano anche una serie di altri servizi offerti dalle società alle emittenti ospitate nel traliccio. Il contratto era stato scritto nel 2013, anno in cui si è conclusa la fase progettuale del traliccio del Monte Cero, su cui negli anni successivi sono stati installati i ripetitori di radio e tv.

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