Profughi, 318 nuovi arrivi a Belluno. L'allarme: «Non ci sono case in affitto»

Domenica 11 Giugno 2023 di Giovanni Santin
Profughi, 318 nuovi arrivi a Belluno. L'allarme: «Non ci sono case in affitto»

BELLUNO - Siamo ancora lontani dai picchi che caratterizzarono l’emergenza profughi del 2016 quando in provincia di Belluno arrivarono complessivamente circa 600 persone. Ma con la nuova ondata di arrivi e con i prossimi sbarchi già previsti, una volta completata l’accoglienza nei Comuni e nelle strutture private, il totale dei migranti in provincia si aggirerà intorno alle 300 persone. Anzi: secondo i dati forniti dalla Prefettura di Belluno, il numero di nuovi arrivi salirà a 318. Ed a questi vanno aggiunti i 48 profughi ucraini già presenti in provincia. È il numero più alto dal 2017.


L’ACCOGLIENZA STRAORDINARIA
La fotografia della situazione attuale scattata dalla Prefettura conta 151 persone accolte nelle due cooperative Integra e Dumia tramite il sistema del Cas (Centri di accoglienza straordinaria). Si tratta di centri immaginati con lo scopo di sopperire alla mancanza di posti nelle strutture ordinarie, che però attualmente in provincia non ci sono. Infatti va ricordato che i due bandi per l’affidamento dell’incarico di accoglienza sono andati deserti, nonostante gli appelli del prefetto agli imprenditori e cooperative locali. E difficilmente, almeno per ora, ce ne sarà un terzo. Lo scoglio, oltre ai 31 euro al giorno per migrante che non sarebbero sufficienti anche la scarsità di alloggi. «Non si trovano case in affitto per i medici e neanche per i migranti» spiegano dalla Dumia. Il presidente della cooperativa feltrina Dumia, Manuel Noal, parla di problemi di sostenibilità del progetto e per questo i bandi sarebbero andati deserti. La Dumia tramite Cas attualmente ospita 60 profughi a Feltre sparsi in diversi appartamenti nei vari quartieri della città. Ma è già al limite della capienza e non potrebbe accoglierne altri.


I COMUNI
Altri 67 migranti sono accolti dai Comuni: una trentina gli enti che hanno aperto le porte, la metà quindi. I comuni più piccoli ne hanno uno o due, a Belluno sette, ma l’emergenza è continua e in queste ore sono in arrivo altri migranti da Reggio Calabria. Per regolare l’accoglienza vi è una convenzione con i Municipi che, a fronte di 31 euro di rimborso giornaliero per ciascun profugo, impegna l’ente ad una serie di doveri e garanzie da assicurare alle persone. Oltre ovviamente al vitto e all’alloggio anche il mediatore culturale, l’insegnamento della lingua l’orientamento e accesso ai servizi del territorio, quando si renda necessario, anche con trasporti presso strutture Ulss o Questura. Al momento i Comuni firmatari della convenzione con la Prefettura sono nove: Sedico, Feltre, Agordo, Sovramonte, Lamon, Limana, Val di Zoldo, Alpago e Cesiomaggiore. A breve aderiranno anche Sospirolo e Santa Giustina.


I PRIVATI 
E poi c’è il nuovo fronte. Il recentissimo accordo della Prefettura con le strutture private: 100 posti distribuiti tra Tai a Pieve di Cadore (50 nella ex colonia del Patriarcato veneziano, metà dei quali sono quelli assegnati a Venezia), Lamon (25 nell’ex monastero-asilo delle suore), Trichiana a Borgo Valbelluna e Sedico (in totale altri 25 accolti dalla Copperativa Sviluppo e lavoro). «Appena la struttura commissariale ci darà l’avvallo partiamo - proseguono da Palazzo dei Rettori - alcune strutture richiedono ancora dei lavori, pulizie e sistemazioni, per cui l’avvio non sarà immediato». Ma in questo caso il Comune non può opporsi: «La legge non prevede l’assenso del sindaco che non ha potere di veto - spiega la Prefettura – le cose vengono condivise e il primo cittadino viene informato, che poi a sua volta condivide la situazione con la cittadinanza». E i comuni di Lamon e Pieve stanno valutando come procedere.

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