Caro bollette, la presidente di Confindustria Berton: «La montagna non ha futuro senza fabbriche»

«Per quanto possiamo tagliare penso che nessuno di noi voglia e meriti di lavorare al freddo»

Martedì 11 Ottobre 2022 di Giovanni Santin
Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti

BELLUNO - Se chiudono le fabbriche la montagna non ha futuro. È preoccupata Lorraine Berton, numero uno di Confindustria Belluno Dolomiti, che affronta tanti aspetti del sistema industriale bellunese toccato più di altri dal caro energia.

Ora che l'inverno è alle porte, ci sono dati più precisi su difficoltà delle industrie bellunesi in tema di costi energetici?
«In provincia, come ovunque, la situazione è diversificata, certo in un clima di incertezza e grande preoccupazione.

I costi sono mediamente duplicati, in molti casi triplicati, in altri sono letteralmente esplosi. Stando all'ultimo report del Centro Studi di Confindustria, con un prezzo del gas fino a fine 2023 a 235 euro/megawattora, l'impatto per l'economia italiana è stimato in una minore crescita del Pil del 2,2%. Con il prezzo a 298 la riduzione nel biennio sarebbe del 3,2%. Il rischio, in questo secondo caso, è di 582mila occupati in meno. Ed è proprio lo scenario che dobbiamo evitare con tutte le nostre forze, perché anche il nostro territorio ne sarebbe ovviamente colpito. Ricordo sempre che il Bellunese è tra i territori più manifatturieri d'Italia e d'Europa. Ma dobbiamo pensare a tutto il sistema economico locale, dalle grandi aziende ai piccoli negozi: la verità è che se chiudono le imprese, chiude il Paese. Se chiudono le fabbriche, la montagna non avrà futuro. Per Belluno, poi, sarebbe davvero paradossale assistere a crisi aziendali causate dai costi dell'energia, proprio adesso che stiamo mettendo in campo progetti concreti per garantire ai giovani le competenze che servono alle nostre aziende».

Avete delle proiezioni sul numero di aziende in crisi o che rischiano addirittura la chiusura e circa i costi supplementari che stanno sostenendo?
«Tra le nostre aziende associate abbiamo qualche situazione più critica, ma al momento la maggioranza delle imprese sta resistendo, ovviamente non senza difficoltà e preoccupazione. L'incidenza dei costi dell'energia su quelli di produzione prima della pandemia era a poco più del 4%, a fine 2022 saremo all'11%. Temo che per le nostre aziende di montagna sarà ancora più alta per ragioni ovvie, se non altro per le spese di riscaldamento. Per quanto possiamo tagliare e risparmiare, penso che nessuno di noi voglia e meriti di lavorare al freddo. Sono preoccupata in particolare per il sistema turistico: alberghi e impianti di risalita su tutto. Non possiamo certo azzopparli ora a poco più di tre anni dalle Olimpiadi. Finora abbiamo fatto i conti principalmente con l'energia elettrica, con le caldaie accese la situazione a stretto giro non può che peggiorare. Aggiungo che la pandemia non è finita: il numero di casi è in rapida crescita».

Si può dire che su Belluno si sta scatenando la tempesta perfetta? Oltre a difficoltà condivise con altri territori, il clima più freddo che altrove e i problemi nel reperimento del personale e la sua formazione incidono su un contesto più fragile che altrove?
«Non scopriamo oggi che la montagna ha le sue fragilità, le sue specificità e le sue problematiche. Tra queste il clima più rigido e il trend demografico: abbiamo una popolazione che diminuisce e invecchia. Per questo chiediamo da tempo il riconoscimento di una sorta di differenziale montano anche per l'energia. Scaldarsi e muoversi da noi costa di più. Nelle Terre alte tutte le problematiche strutturali sono amplificate, a partire dalla carenza di manodopera con la relativa esigenza di formare adeguatamente le nuove generazioni. Il calo demografico peggiora le basi di partenza e ci obbliga a politiche attive mirate. Come Confindustria stiamo facendo il massimo dalla Luiss Business School all'Its Meccatronico ma serve davvero l'impegno di tutti».

In quali aspetti si sostanzia il gap fra Belluno e altre zone del Paese?
«Infrastrutture materiali e immateriali innanzitutto. E' un'evidenza che continueremo a denunciare. Qualcosa si è mosso negli ultimi anni, come per le varianti sull'Alemagna, ma non basta. C'è una mobilità intervalliva da prendere in mano dalla A alla Z, dal Comelico all'Agordino».

A che punto è la corsa dei prezzi delle materie prime? Cosa fare per contrastarlo, cosa chiedete al nuovo esecutivo che si sta insediando?
«La corsa dei prezzi delle materie prime è iniziata subito dopo la fase più delicata della pandemia, quando c'è stato un rimbalzo generalizzato e la domanda era di gran lunga superiore all'offerta. La nostra associazione è stata tra le prime a livello nazionale a lanciare l'allarme prezzi: del resto, la manifattura bellunese è vocata all'export e all'interscambio. Ci siamo accorti subito che qualcosa non tornava e che la dinamica non era passeggera. Sono almeno due anni che chiediamo interventi a livello nazionale ma soprattutto comunitario. Ora, non sono più procrastinabili».

Dopo la riduzione di rappresentanza politica in Parlamento, temete che per questo territorio possa mancare anche la sensibilità ai problemi che lo caratterizzano?
«In effetti il combinato disposto tra taglio dei parlamentari e scelte dei partiti maturate sulla base della legge elettorale ha penalizzato buona parte della montagna, bellunese e italiana. Detto questo, sono convinta che il nostro unico rappresentante bellunese, Luca De Carlo, abbia l'energia e l'autorevolezza per portare le istanze al nuovo Governo. Associazioni di categoria e sindacati di questo territorio faranno la loro parte».

Confindustria Belluno Dolomiti sta realizzando importanti progetti sul fronte della formazione e dell'innovazione: cosa avete in programma nelle prossime settimane?
«Stiamo lavorando con le istituzioni per realizzare a Palazzo Bembo il centro provinciale dell'alta formazione, una cittadella universitaria dove troveranno posto i corsi della Luiss Business School, quelli degli Its e forse anche qualcos'altro. Contemporaneamente, stiamo allestendo a Feltre un living lab, ovvero un laboratorio dove studenti e aziende possono testare e conoscere la tecnologia e che sarà in rete con altre strutture analoghe della rete IP4 del Friuli Venezia Giulia. Il 18 ottobre, infine, abbiamo organizzato a Cortina d'Ampezzo un evento che, oltre a chiudere l'iniziativa con Anas Smart Road e le start up, servirà a lanciare un nuovo progetto pensato per favorire e promuovere l'innovazione tra le aziende dello sport-system, ovviamente anche in prospettiva delle Olimpiadi».

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