Belluno. I rifugi periferici in grave difficoltà, «Impossibile aprire senza gli aiuti»

Venerdì 7 Ottobre 2022 di Raffaella Gabrieli
Rifugio di montagna periferico in crisi per la riapertura senza gli aiuti
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BELLUNO - «La situazione è tutt'altro che rosea: stiamo alla finestra ad attendere buone nuove». Mauro Fiorentini, presidente dell'Associazione gestori rifugi alpini del Veneto, vede nero ma vuole essere, comunque, fiducioso. «Per quelle strutture non raggiungibili da strade e impianti di risalita - afferma - l'inverno si prospetta duro.

Più del solito rispetto a quando, comunque, arrivare da noi implica camminare a piedi o ciaspolare o fare sci alpinismo. Ma noi crediamo profondamente nella destagionalizzazione e quindi nel lavorare non solo a luglio e agosto ma anche in autunno e inverno quando la montagna è altrettanto bella come l'estate».


LA SITUAZIONE
Il presidente Fiorentini spiega che le prospettive non sono buone. «L'impennata dei costi energetici si fa sentire abbondantemente per tutti - afferma - tanto più per chi come noi gestori di rifugi combattiamo quotidianamente contro altre mille difficoltà come ad esempio il reperimento dell'acqua e lo smaltimento dei rifiuti. Va detto poi che anche al nostro interno tra rifugi cosiddetti isolati c'è chi è più e meno penalizzato. Lo è di più, ad esempio, chi ha il collegamento energetico via filo elettrico mentre lo è un po' meno chi ha i gruppi elettrogeni a gasolio e ancor meno chi ha i pannelli fotovoltaici. In aumento i costi anche di chi ha il riscaldamento a legna o a pellet».


TROPPA PRECARIETÀ
In questa situazione di precarietà di certezze, più di un gestore si è chiesto se valga la pena o meno aprire i fine settimana invernali come accadeva da qualche anno. «Ammortizzare questi costi - sottolinea Fiorentini - è davvero difficile. Già prima le aperture extra estive le facevamo soprattutto all'insegna della filosofia del fuori stagione che tanto ci sta a cuore ma che, di fatto, portavano pochi utili. Ora è ancor tutto più difficile». Chi fa parte del sodalizio Agrav sogna una montagna accessibile e vivibile dodici mesi all'anno. O poco meno. «Il concetto di destagionalizzazione - spiega Fiorentini - è forte in noi che non pensiamo a un'accoglienza solo in estate ma anche nelle altre stagioni. Perché le cime è bello viverle anche nei momenti di minor affluenza e noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di fare la nostra parte pur con le mille difficoltà di chi è collocato fuori dalle mete tradizionali dello sci, raggiungibili facilmente con gli impianti di risalita. E su questo dovrebbe investire anche la Regione Veneto che tanto ci invita a crederci ma che, al contempo, non fa tutto quello che potrebbe. Penso ad esempio al Trentino che è da settimane che riempie pagine di giornali e schermate di tv con pubblicità di quanto sia bello andare in questa provincia in autunno. Per quanto riguarda il Veneto, invece, silenzio di tomba. E' per questo che dico che l'impegno deve essere condiviso altrimenti oltre che becchi noi rifugisti siamo pure bastonati. Perché aprire nei weekend fuori stagione, per noi, significa una gran fatica di ammortizzamento dei costi, tanto più se il meteo si rivela brutto e comporta quindi zero entrate».


LE VALUTAZIONI
Alla luce di tutto ciò, i rifugisti di periferia stanno facendo delle valutazioni per comprendere se il gioco vale la candela. «Non dovrebbe esistere ad esempio - sottolinea il presidente - il concetto di comunicare a posteriori gli aumenti energetici come invece pare accadrà. Si torna quindi al concetto di priorità che può avere la Regione a cui fa capo il turismo. Le interessa potenziare la destagionalizzazione e la valorizzazione del turismo montano? Allora si proponga in prima persona ad affrontare la differenza di costi che sicuramente avremo ma che, al momento, sono di difficile determinazione. In una situazione di tale difficoltà deve essere la politica a scendere in campo al nostro fianco altrimenti noi, pur con tutta la nostra volontà, non ce la faremo ad affrontare un fase storica epocale per le difficoltà che sta mettendo in campo. E se un aiuto ci verrà dato, spero non sia comunicato a dicembre. Perché noi abbiamo ora bisogno di sapere se potremo contare su aiuti energetici perché adesso vanno trovati i componenti del personale e fatte le scorte. Dopo sarà troppo tardi».

 

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