Safilo, 500 lavoratori in cassa integrazione, avanti anche senza accordo sindacale

Sabato 8 Ottobre 2022 di Eleonora Scarton
Nuvole scure sul futuro della Safilo che mette in cassa integrazione tutti i dipendenti
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LONGARONE - Safilo: lavoratori e sindacati sul piede di guerra. Dopo gli esuberi della scorsa primavera la situazione sembrava essersi normalizzata nello stabilimento di Longarone ed invece ieri, nel corso di un incontro tra la proprietà e le organizzazioni sindacali, è emersa la richiesta dell’azienda di avviare la cassa integrazione per tutti i dipendenti che comporterà un taglio del salario del 40%. Una cifra importante soprattutto in un momento complesso come quello che stiamo attraversando con i pesanti aumenti che tutte le famiglie stanno subendo legati al caro energia.

LA CASSA INTEGRAZIONE

Nella giornata di ieri, come un fulmine a ciel sereno, l’azienda ha comunicato la volontà di procedere alla richiesta di Cassa integrazione in assenza di accordo sindacale. “Il 4 ottobre, nel corso di un incontro, l'azienda ci aveva comunicato la necessità di ricorrere all'ammortizzatore sociale – ricostruisce la sindacalista della Filctem Denise Casanova -. In quell’occasione abbiamo ricordato alla proprietà che lo stabilimento di Longarone ormai si è ridotto a meno di 500 unità (solo un anno fa i dipendenti erano il doppio) essendo uno degli stabilimenti del gruppo maggiormente colpiti dal piano industriale. Abbiamo quindi chiesto di sapere quali sono le strategie per il futuro dello stabilimento e la proprietà ha rimandato le risposte all'incontro del 25 di ottobre”. Ieri però è arrivata la comunicazione che la proprietà intende procedere senza accordo sindacale.

LE RICHIESTE

Le famiglie stanno vivendo oggi un momento di difficoltà legato alla crisi energetica in atto che ha fatto schizzare in alto i costi delle bollette ma anche dei prodotti che quotidianamente si acquistano al supermercato. L’attivazione della cassa integrazione in questo momento storico sarebbe quindi una mazzata per i dipendenti. Come spiega ancora Casanova, “l’attivazione della cassa integrazione porterebbe una riduzione del salario dei lavoratori di oltre il 40 per cento e noi come sindacati non possiamo certo sottoscrivere un accordo sindacale in questa situazione”. I sindacati hanno cercato di trovare un punto d’incontro, avanzando delle proposte all’azienda quali il riportare volumi e produzioni in Italia da altri stabilimenti all’estero oppure di integrare la cassa con ulteriori risorse. Ma l'azienda non ha concesso nessuna apertura.

AZIENDA SANA

La richiesta di cassa integrazione infatti non è legata ad una crisi o difficoltà in quanto l’azienda è sana. A dirlo i numeri. Il gruppo Safilo ha chiuso il 2021 con ricavi per 969,58 milioni di euro, in aumento del 24,3% rispetto ai 780,3 milioni ottenuti l’anno precedente; a parità di tassi di cambio, il fatturato sarebbe salito del 26,3%. Il management ha segnalato che nel confronto con il 2019, le vendite nette totali del 2021 hanno invece registrato un miglioramento del 7,5% a cambi costanti e del 3,3% a cambi correnti. Il margine operativo lordo adjusted è tornato in positivo per 81,5 milioni, rispetto al rosso di 3 milioni del 2020; la marginalità è stata pari all’8,4%. Safilo ha terminato il 2021 con un utile netto adjusted di 27,4 milioni di euro, rispetto alla perdita di 6,5 milioni contabilizzata l’anno precedente; l’utile netto contabile è stato di 21,28 milioni di euro. Insomma, i margini per la proprietà di fare un sacrificio per i lavoratori ci sarebbero tutti. PROSSIMI PASSI Il 25 di ottobre ci sarà un nuovo incontro tra la proprietà e le organizzazioni sindacali.

In attesa di questo incontro, in cui la proprietà è chiamata a dire quale futuro intende dare allo stabilimento di Longarone, Rsu e sindacati hanno proclamato lo sciopero dello straordinario. Non è escluso però che vengano messe in atto anche delle manifestazioni. Ma questo si deciderà nei prossimi giorni.

Ultimo aggiornamento: 16:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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