Al cimitero la fossa è troppo piccola e la bara non entra. Funerale nel caos

Sabato 26 Agosto 2023 di Yvonne Toscani
L'ingresso del cimitero di Sottocastello a Pieve di Cadore

PIEVE DI CADORE - La fossa nel cimitero è troppo piccola e non riesce ad ospitare il feretro. Così gli addetti, con la gente ancora nel camposanto, azionano il piccolo escavatore per tentare di allargarla. È accaduto nel tardo pomeriggio di giovedì, al cimitero di Sottocastello, uno dei cinque presenti nel territorio comunale di Pieve, assieme a quello del capoluogo, Tai, Nebbiù e Pozzale. Dopo la messa, celebrata nella locale chiesa di San Lorenzo per l’ultimo saluto a Sergio Tabacchi, scomparso lunedì, ad 81 anni, i numerosi presenti si sono recati al camposanto.

Al termine della benedizione e del rituale rito di commiato funebre, come accade per ogni tumulazione, il feretro è stato sollevato da terra e spostato verso la fossa. Subito si è capito che qualcosa, purtroppo, nel doloroso momento, non tornava. La bara, che rispettava la misura standard, nella consueta linea perpendicolare non riusciva ad entrare calata dall’alto.

PER ARIA

Restava sollevata, in modo trasversale e completamente fuori. Nell’imbarazzo generale, con la gente che doveva ancora defluire, gli addetti ai servizi cimiteriali hanno ricercato una soluzione nell’accendere il piccolo mezzo per tentare di allargare la fossa. La scena si è svolta sotto gli occhi dei famigliari, parenti, amici, conoscenti già provati dal dolore per la perdita del proprio caro. Al rumore dell’escavatore, il referente delle Onoranze funebri Dolomitica ha spento il motore, suggerendo di attendere che i presenti lasciassero il cimitero. La situazione non presentava alcuna eccezione, rientrando in quelle classiche occasioni di sepoltura. L’unico appunto ha riguardato la fossa, scavata nel modo sbagliato: troppo corta in lunghezza e di diversi centimetri. Sarebbe bastato correggere l’errore in modo discreto, invece è stato avviato l’escavatore, il cui rumore ha reso il tutto ancor più sgradevole. L’episodio dell’altro ieri, che ha lasciato tutti attoniti e allo stesso tempo delusi, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che arriva al termine del quadriennio di appalto alla Cooperativa sociale veneta onlus con sede a Caldiero, in provincia di Verona, unico soggetto ad aver partecipato, nel 2019, alla gara con un ribasso d’asta del 28,88 per cento, che ha portato il costo del servizio per il Comune di Pieve a circa 140mila euro. Si susseguono gli episodi di ritrovamenti di resti umani o delle bare nei pressi delle tombe o lungo i percorsi per accedervi, favoriti dalla ridotta profondità delle fosse, di nemmeno un metro; si aggiungono le segnalazioni di incuria, di cui l’erba alta ne è l’emblema, o dell’escavatore lasciato in mezzo alle vie di passaggio, rendendo difficile l’arrivare alla tomba dei propri cari. Situazioni che non dovrebbero accadere in un lungo particolarmente significativo.

LA PROTESTA

La situazione è talmente critica che alcuni addetti di imprese funebri hanno minacciato di sospendere il proprio servizio alle porte cimiteriali, poiché provano “vergogna” nell’entrare. Fino al 2019 i cimiteri di Pieve erano curati e seguiti in modo impeccabile, quasi maniacale, tanto da renderli simili a dei giardini, prima, per vent’anni, dalla ditta De Dea di Garna Luigi & C. di Pieve e poi dalla subentrante Benito Lazzeroni di Pozzale. Tanto che l’ex sindaca Maria Antonia Ciotti giustificò il rinnovo dell’affidamento definendo il lavoro effettuato dalle imprese cadorine non solo professionale ma anche fatto con il cuore, aiutando a risolvere i problemi, senza alcun reclamo da parte dei famigliari dei defunti. Nel frattempo, in merito all’episodio di giovedì, la famiglia sta valutando se scrivere al Comune di Pieve, nel cui municipio ieri sono scattate le telefonate per capire meglio le responsabilità e dove i cittadini auspicano la convocazione di una giunta, anche in via straordinaria

Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 10:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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