Elisabetta, via dall'Italia senza rimpianti: «Io, al Parlamento europeo scelta che non cambierei»

Lunedì 16 Agosto 2021 di Lauredana Marsiglia
Elisabetta Bortoluzzi
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ALPAGO - Con in tasca una laurea in giurisprudenza, la conoscenza di inglese e francese, lascia il paesello e parte alla conquista dell'Europa. Nella valigia pochi vestiti e tanto entusiasmo. Niente rimpianti per ciò che lascia, famiglia a parte, ma solo voglia di conoscere il mondo, quello grande che sta fuori dal nostro spesso comodo microcosmo familiare.
Era il 2005 quando Elisabetta Bortoluzzi, 43 anni, di Tignes d'Alpago, figlia di Danilo e Graziella Siega, prende prima la volta di Roma per un tirocinio al Dipartimento internazionale della Croce rossa e poco, chiamata dall'Università di Padova, vola a Bruxelles per un tirocinio con le Associazioni che si occupano di progetti europei all'estero.

Da allora Bruxelles è diventata la sua casa dove ricopre il ruolo di assistente personale degli europarlamentari, ruolo che intermezzerà solo dal 2013 al 2019 con un posto nella Commissione che si occupa di cooperazione internazionale da dove tiene i contatti con i paesi extra Ue e Olaf (Ufficio europeo per la lotta antifrode). Il mondo della cooperazione e del volontariato, infatti, sono nelle sue corde, avendo studiato diritto internazionale umanitario.


L'Europarlamento viene spesso percepito come un burosauro, com'è vissuto da dentro?
«È una struttura molto complessa, ma una volta che entri nei meccanismi ti diventa familiare. Vero che è che c'è tanta burocrazia. Ma questo lavoro mi piace, non lo cambierei mai».


Quale è stato il suo primo ruolo?
«Venni chiamata da Francesco Speroni per fargli da assistente, ruolo che presuppone una rapporto strettamente fiduciario. Sono rimasta con lui fino al 2013, poi ho fatto un concorso interno e sono passata in Commissione per la cooperazione internazionale dove sono rimasta fino al 2019».


Quale dei due ruoli è stato più bello?
«Sicuramente come assistente perché è più dinamico. Adesso sono con Gian Antonio Da Re. Il Parlamento è un luogo di continuo confronto».


Ma qual è il valore aggiunto di questa Europa?
«Sicuramente il contatto con tante nazionalità e ciò allarga la visuale su tutto perché consente di confrontare le esperienze dei singoli Paesi elaborando poi le strategie ritenute migliori».


Ma quante personalità ha visto passare in questi anni?
«Tantissime. Ricordo Michail Gorbaciov, Joe Biden, il Dalai Lama, Hillary Clinton quando era segretario di Stato con Obama e lo stesso Barak Obama passato con una scorta di ben venti vetture. Diciamo che le emozioni non mancano».


Come è andata l'integrazione in Belgio?
«Molto bene, ho amici di tantissime nazionalità, ma sono anche volontaria della Croce Rossa del Belgio, sono stata eletta presidente dell'Associazione nazionale carabinieri sezione Benelux, questo grazie a mio padre, ex carabiniere. Ma sono anche iscritta al Fogolar Furlan di Bruxelles che riunisce i migranti friulani, come mia mamma, e ovviamente all'Abm. Tornare in Italia? Diciamo che ultimamente ci sto abbastanza in smart working, ma il mio lavoro ormai è lassù».

 

Ultimo aggiornamento: 17 Agosto, 10:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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