Veneto, infermieri in rivolta: «Guadagnamo di più a fare i vaccini che a stare in sala operatoria»

Martedì 5 Ottobre 2021 di Alda Vanzan
Veneto, infermieri in rivolta
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VENEZIA - Da una parte il plauso dei medici: «Siamo i primi in Italia ad aver avuto soldi per smaltire le liste d'attesa». Dall'altro il monito del sindacato: «Quel provvedimento va ritirato, gli infermieri non possono prendere così poco». Ossia: è possibile pagare un infermiere 50 euro all'ora se va a fare i vaccini, cioè una puntura, e solo 30 euro se lavora in sala operatoria? L'oggetto del contendere è lo stanziamento deciso dalla Regione del Veneto di una quarantina di milioni a favore delle Ulss che smaltiranno le liste di attesa di visite specialistiche e interventi chirurgici rinviati a causa del Covid-19. Se ne parlerà in due riunioni convocate per la settimana prossima - lunedì e martedì - in Regione. Ma è già polemica.

 



Rispetto al 2019, ultimo anno dell'èra pre-Covid, il 2021 ha visto diminuzioni di ricoveri, specialistica ambulatoriale e screening che sfiorano il 40%. Palazzo Balbi ha stanziato 41 milioni per smaltire le liste d'attesa: 29 milioni per il secondo semestre 2021 e altri 12 solo per chi si metterà in linea con il 2019.

Le reazioni alla delibera 1293 del 21 settembre, già pubblicata sul Bur, sono state differenti: Giovanni Leoni, vicepresidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, nonché segretario veneto del sindaco dei dirigenti medici ospedalieri Cimo, plaude all'iniziativa della Regione: «Discuteremo metodi e criteri, ma apprezziamo il fatto che la Regione del Veneto sia stata la prima a prevedere fondi per far fronte alle liste di attesa».


Infermieri, compensi extra

Peccato che gli infermieri non la pensino allo stesso modo. A raccogliere i loro malumori è Sonia Todesco, segretaria Fp Cgil Veneto. Che spiega: «La delibera votata dalla giunta regionale si divide in due parti. La prima dice che chi raggiungerà i livelli del 2019 quanto a prestazioni sanitarie, cioè visite e operazioni, sarà pagato in questo modo: i medici 60 euro lordi all'ora come da contratto nazionale; gli infermieri in base ai tariffari delle singole Ulss, cioè tra i 32 e i 35 euro. La seconda parte della delibera - continua Todesco - dice che le Ulss che supereranno i numeri del 2019 avranno un compenso ulteriore, in questo caso fissato dal decreto legge 104 che va in deroga al contratto e cioè 80 euro all'ora per i medici e 50 euro all'ora per gli infermieri».

Ma perché gli infermieri protestano?

«Perché - dice la segretaria della Funzione pubblica Cgil del Veneto - non si riuscirà mai a raggiungere i livelli pre-Covid del 2019 e men che meno a superarli. Quindi le tariffe saranno 60 euro per i medici e una media di 32 per gli infermieri». I quali infermieri, però, scalpitano: un'ora in sala operatoria a 32 euro e un'ora a far vaccini a 50 euro? Meglio fare punture. «La Regione - dice Todesco - avrebbe dovuto coinvolgerci prima di approvare la delibera, si potevano ad esempio aumentare le tariffe aziendali». Alle riunioni della prossima settimana la richiesta della Cgil sarà dunque di sospendere la delibera 1293 e di prevedere una tariffa oraria per gli infermieri di 50 euro orari. «Anche perché i nostri infermieri sono già pagati meno che in altre regioni», dice Todesco. Che mostra un'analisi del Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato che riporta i dati delle retribuzioni complessive del comparto sanità del personale non dirigente, cioè infermieri e Oss: «Il Veneto è agli ultimi posti. È tempo che la Regione riveda le sue politiche sul personale, politiche che stanno facendo scappare il personale verso condizioni lavorative più vantaggiose». Magari a Bolzano, dove la paga annuale è di 10mila euro più alta.

Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 10:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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