Incidente sulla Triestina. L'autista del bus: «Sentivo calore, era sangue. Ho chiamato mia moglie: “Ti amo”»

Lunedì 17 Giugno 2019 di Marco Corazza
Incidente sulla Triestina. L'autista del bus: «Sentivo calore, era sangue. Ho chiamato mia moglie: Ti amo »
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MESTRE - «È stato un botto micidiale. Mi sono ritrovato con la cabina di guida aperta, sventrata. Subito dopo mi sono reso conto che non riuscivo a muovermi, che avevo le gambe bloccate. Ho tentato di liberami ma non ci riuscivo. Sentivo uno strano calore arrivare fino ai piedi, era il sangue che colava. Confesso che ho temuto il peggio. Mi sono girato all'indietro e ho chiesto alle due passeggere se stavano bene, mi hanno fatto cenno di sì e allora ho chiamato la centrale Atvo segnalando l'emergenza. Un paio di minuti che sono sembrati un'eternità. E in attesa dei soccorsi ho telefonato a mia moglie e fra le lacrime le ho detto che l'amavo. Davvero, in quel momento, sotto choc, confuso, dolorante, non sapevo se me la sarei cavata». 
 

 

Henni Bettin, 49 anni, di Latisana, è ricoverato all'ospedale di San Donà: le sue condizioni sono buone, anche se è preoccupato dal fatto che una delle gambe si è gonfiata parecchio. 
 

 
Autista della società di trasporto pubblico del Vento orientale, era lui alla guida del pullman contro cui, nel tardo pomeriggio di sabato, si è schiantata Touran Volkswagen con la morte del conducente e della sua primogenita.
LA DINAMICAHa stampato nella mente la scena che non dimenticherà mai: «Ho visto l'auto venirmi addosso come se fosse del tutto senza controllo. Schizzando dalla sua corsia di marcia verso la mia. Nessuna frenata, nessuno tentativo di evitare l'impatto. Allora ho cercato di sterzare il più possibile per fare il mondo di impedire un frontale secco. Tutto è accaduto in meno di un secondo. Ho avuto l'impressione che chi guidava quella che mi era sembrata una Passat avesse avuto malore, che non fosse più in grado di manovrare. Non so che altra spiegazione darmi». Bettin è ancora provato, da vent'anni macina chilometri su chilometri e quel tratto di strada lungo la Triestina lo conosce bene. Era appena partito dall'aeroporto Marco Polo. La prossima tappa sarebbe stata San Donà. All'altezza del Montiron, tra Mestre e Quarto d'Altino, l'inferno. «Al loro arrivo ho chiesto ai vigili del fuoco che mi liberassero - spiega- avevo il timore di essermi reciso l'arteria. In attesa ho sentito l'arrivo degli elicotteri, ma non riuscivo a vedere niente altro, essendo più avanti rispetto al punto in cui si era fermata la monovolume. I pompieri e gli operatori del Suem sono stati bravissimi, tanto che poco dopo ero già in ambulanza verso l'ospedale. Solo più tardi ho saputo delle due vittime. Sono molto addolorato ma non ho potuto fare altro per scongiurare lo scontro».
LA SOLIDARIETÀPer le due donne che stavano viaggiando con lui, invece, non c'è alcun dubbio: «L'autista ha evitato una strage, se non sterzava il pullman avrebbe schiacciato la macchina e il bilancio di sangue sarebbe stato ancor più pesante. Per noi è un eroe». Una è di San Donà, l'altra è di Musile: entrambe utilizzano ogni giorno per rientrare dal lavoro la linea 8 che collega Venezia al terminal di Latisana. E ripetono: «Con quella manovra ha salvato altre vite, comprese le nostre che, a parte il forte spavento, siamo rimaste incolumi». Decine i messaggi di vicinanza e di stima ricevuti da Bettin. A partire dal presidente di Atvo, Fabio Turchetto e dal direttore generale Stefano Cerchier che si sono subito sincerati sul suo stato di salute. Ma un po' tutti i dipendenti di Atvo che sono circa 500 hanno voluto trasmettere affetto e sostegno. «Anche se siamo in tanti, ci conosciamo praticamente tutti - spiega Bettin - siamo come una grande famiglia. Ho chiesto al direttore di poter rientrare al più presto in guida, ho scelto questo lavoro che per me è il più bello al mondo».
Marco Corazza

Ultimo aggiornamento: 18 Giugno, 11:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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