Migranti, dalla Sicilia a Marghera, il nuovo capolinea della speranza: 200 arrivi in Veneto in un giorno

Sabato 19 Agosto 2023 di Monica Andolfatto
Migranti, dalla Sicilia a Marghera, il nuovo capolinea della speranza: 200 arrivi in Veneto in un giorno

MARGHERA (VENEZIA) - Venti minuti di anticipo sull’orario diffuso a tutte le prefetture del Veneto. Si attendono 200 migranti da smistare nei vari centri di accoglienza sparsi nella regione.

Il primo pullman si ferma davanti alla questura di via Nicolodi a Marghera alle 9.40 di ieri. Dopo un viaggio di venti ore con tre trappe intermedie per mangiare al sacco: due panini, due mele, una bottiglietta d’acqua. Sono tutti maschi con un’età compresa fra i trenta e 45 anni, partiti da Agrigento, sbarcati a Lampedusa circa dieci giorni fa, provenienti dal Senegal, dalla Guinea Bissau, dall’Etiopia, Camerun. Di autobus sempre con una cinquantina di persone ne arrivano altri tre con un intervallo di poco più di mezz’ora l’uno dall’altro: gli occupanti sono più giovani, ragazzi dai 18 ai 27 anni, originari in gran parte del Margreb. L’ultimo è quello delle donne con minori, alcune con bambini di pochi mesi sulle spalle. 


IL PIAZZALE
Il piazzale si trasforma, per l’intera mattinata, in un hub della speranza e della disperazione. Nello sguardo di chi lascia il posto a sedere assegnato la stanchezza di una notte insonne e il timore del futuro immediato.
Hanno un numero identificativo. Nome e cognome vengono sillabati da una operatrice della Agenzia dell’Unione europea per l’asilo (Euaa) e da una funzionaria della prefettura lagunare che depennano le generalità dalla lista su cui sta scritto il luogo di destinazione nella nostra regione. Alla spicciolata giungono i referenti di cooperative e Croce Rossa per caricare sui vari pulmini navetta chi è affidato alle loro strutture. «Tu con me, e anche tu, e pure tu». A chiamarli sono due rappresentanti della Cri che hanno il compito di trasferire queste persone al centro di Tai nel comune bellunese di Pieve di Cadore. Un sorriso rassicurante e poi la mascherina sul volto. E la strada per Belluno la prendono altri tre africani con la coop Sviluppo e Lavoro: con sé portano una piccola sacca, dentro qualche effetto personale e l’intera esistenza. Un altro furgoncino prende la via di Rovigo: sette i passeggeri. Al momento di iniziare il viaggio, il conducente nel fare la retro impatta contro un suv in sosta provocando diversi danni. Non lo ha visto. Attimi di tensione, stemperata dall’intervento di alcuni presenti. Constatazione amichevole e attesa non programmata. Dal capoluogo polesano un’ora più tardi giungerà una corriera con la pubblicità del rugby. E poi uno di una società di trasporti di Schio nel vicentino.


IL CALDO
Il caldo si fa opprimente e la trafila per lo smistamento si rivela più lunga del previsto. Stare all’interno dei bus è dura, qualcuno scende per prendere una boccata d’aria. Ma è vietato. Toccare terra si può solo una volta che si viene chiamati. E allora tutti di nuovo al proprio posto. In attesa.
Tranquilli, per nulla nervosi. Remissivi. Francesco Golia è uno dei conducenti della Corinobus di Cosmo Albanese (Cosenza) che ha trasportato i più giovani. Con loro ha familiarizzato. «Sono stati bravissimi. Composti, puliti, educati. Mi hanno fumato tutto il pacchetto di sigarette. E che non gliele do? Cosa vuole che le dica, sono persone come noi, che non sanno dove andare che non conoscono nessuno. Questo è il quarto viaggio che faccio a Marghera dall’inizio del mese. Ieri partendo da Agrigento. Le altre trasferte partendo da Trapani e pure da Reggio Calabria. Stasera (ndr, ieri) dormo qua per poi rientrare appena sveglio». Scherza con un ragazzo tunisino che ripete Forza Napoli, indicando la maglietta dei campioni d’Italia che indossa. Gli fa eco: «Macché Napoli! Forza Juve devi dire». Quel ragazzo ha 27 anni. Spiega in un inglese stentato che la scorsa settimana è approdato a Lampedusa. Era su una barca con altri 67 connazionali tunisini. Ha dei parenti a Salerno e in Germania. Li vuole raggiungere. Poi tocca ad altri lasciare i compagni di traversata. Vanno a Jesolo alla Croce rossa di via Levantina. Salutano chi di loro invece sale sul veicolo della Nova Facilty la società gestisce il centro all’ex caserma Serena di Treviso.
 

Video

Ultimo aggiornamento: 16:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci