Kateryna, 43enne sopravvissuta alla strage del bus: «Ho perso mia figlia e i miei genitori. Ho sentito il rumore del muretto poi il volo nel vuoto»

Giovedì 7 Marzo 2024 di Redazione web
Kateryna, 43enne sopravvissuta alla strage del bus: «Ho perso mia figlia e i miei genitori. Ho sentito il rumore del muretto poi il volo nel vuoto»

MESTRE - «La tragedia peggiore è stata sopravvivere all'incidente perché ho perso tutto, mia figlia e i miei nonni». A parlare è Kateryna Morozova, la 43enne ucraina sopravvissuta alla strage del bus ma che in quel maledetto 3 ottobre ha perso entrambi i genitori e la figlia di 12 anni.

In attesa dei risultati delle perizie sulla strage del cavalcavia in cui hanno perso la vita 21 persone, Kateryna racconta quegli istanti di terrore.

La donna, che con la famiglia era scappata dalla guerra in Ucraina e si era rifugiata in Croazia, ha perso entrambi i genitori e la figlia di 12 anni. 

«Tutta la mia vita - spiega - è scomparsa in un istante e purtroppo mi ricordo quell’inferno come se fosse ieri. Mia figlia era seduta nei sedili posteriori coi nonni. Stavamo tornando da una gita a Venezia, per la bambina doveva essere una giornata indimenticabile, invece si è trasformata un incubo. All’improvviso ho sentito il rumore dell’autobus che grattava contro il muretto e poco dopo stavamo volando nel vuoto. Non ho mai perso conoscenza. Ho cercato di raggiungere i miei genitori, aggrappandomi ai sedili del bus, ma purtroppo erano già morti. Mia figlia, invece, era incastrata sotto il corpo di mio papà e non riuscivo a liberarla. Poi ha preso fuoco l’autobus. Ho sentito delle voci che mi chiamavano dall’esterno dell’autobus, dicendomi di uscire, ma ho risposto: «Io senza mia figlia non esco». A quel punto Alessandro (marito di Natalia, ndr) ha rotto il finestrino, è riuscito ad aggrappare la mano di mia figlia, e ci ha tirate fuori entrambe. Ripeto: la sofferenza più grande è stata sopravvivere a mia figlia».

Le richieste di risarcimento

Massimo Gottardo, consulente di Giesse Risarcimento Danni, spiega: «Con i nostri legali stiamo seguendo le indagini penali. Ovviamente, in questa fase non è possibile alcuna costituzione di parte civile. L’unica perizia finora depositata è l’autopsia sul conducente, per il resto rimaniamo in attesa delle altre consulenze disposte dal pubblico ministero».

«Noi assistiamo due famiglie ucraine da Cherson e tre dal Donbass - aggiunge Gottardo -. Di queste ultime, in particolare, fanno parte i genitori di tre ragazze di 30 anni, amiche d’infanzia, che si erano ritrovate a distanza di anni proprio per fare un viaggio insieme a Venezia e poi a Roma. Purtroppo, hanno trovato la morte a Mestre. Sono storie terribili. Tutte chiedono a gran voce giustizia: scappate dalla guerra, hanno trovato la morte qui da noi. Non a causa di una bomba o di una mina anti-uomo ma a seguito di un incidente stradale sulle cui responsabilità penali sta indagando la Procura. Oltre alla tragedia che hanno vissuto, queste famiglie devono convivere dei disagi fortissimi perché da oltre due anni sono costrette a vivere all’estero, lontane dal loro paese, con tutte le difficoltà immaginabili anche in termini di cure. Kateryna, ad esempio, che ha riportato fratture gravissime, tra cui quelle del bacino, delle vertebre cervicali e dorsali, e del piede, si trova a 40 chilometri dall’ospedale più vicino ed è sola. Non serve aggiungere altro».

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