MESTRE - «La situazione è insostenibile» e per questo hanno scritto al prefetto Michele Di Bari, al sindaco Luigi Brugnaro, alla Questura, ai Carabinieri e alla Polizia Locale chiedendo interventi tempestivi. Via Carducci non è via Piave ma, se si parla di degrado, disagio sociale, insicurezza, qualità della vita sempre peggiore, si sente alla stregua della sorella maggiore con la quale è anche direttamente collegata all'incrocio con le vie Miranese e Circonvallazione. È per sostenerlo, a fronte di una paginetta di appello, hanno allegato cinque pagine piene di decine di firme di residenti e di decine di titolari di attività commerciali e professionali. Se in via Piave, dunque, si è formato un movimento che riunisce i residenti dei quartieri ritenuti più colpiti dal degrado e che lo scorso febbraio hanno già tenuto la prima manifestazione "Riprendiamoci la città" oltre a varie cene di strada, via Carducci ha deciso di mostrarsi firmando la richiesta di aiuto.
L'INIZIATIVA
Così hanno voluto dimostrare, a chi li accusa di essere sempre i soliti quattro gatti che protestano, che in realtà sono tutti, tutti quelli che vivono e animano quel tratto di strada che un po' divide in due Mestre: tra la parte sud di via Piave e dintorni che culmina proprio in via Carducci e in via Querini dove c'è la mensa dei poveri al centro di numerose polemiche sulle frequentazioni di sbandati accusati di creare disturbo alla quiete pubblica e danni alle attività economiche e agli edifici, e quella a nord di piazza Ferretto; anche se ormai le divisioni, dal punto di vista del degrado, sono scomparse dato che, partendo dalla stazione, spacciatori, tossicodipendenti, ladri, sbandati hanno conquistato buona parte della città (lasciando quasi indenne forse solo ancora Carpenedo, ma non Bissuola) e travolgendo come un'onda di tsunami la via Carducci che era una sorta di muro di separazione.
LE RICHIESTE
Residenti, commercianti e professionisti di via Carducci sostengono di essere consapevoli delle difficoltà che si incontrano nell'affrontare queste problematiche, «ma crediamo sia necessario intervenire tempestivamente con misure urgenti, tra le quali l'aumento della presenza delle forze dell'ordine e di controlli mirati, il potenziamento della videosorveglianza e la collaborazione con le associazioni di quartiere».