Luca Zaia, assente alla diretta di oggi, 6 maggio, durante il consueto punto stampa dalla sede della protezione civile di Marghera per gli ultimi aggiornamenti su Covid-19 e vaccinazioni in Veneto.
Il presidente Luca Zaia, impegnato in video-conferenza con le Regioni, è stato sostituito dall'assessore alla Sanità della Regione Veneto Manuela Lazarin e ha partecipato al punto stampa il virologo e presidente di Aifa Giorgio Palù che ha illustrato le varianti e individuato quelle più pericolose.
Secondo i primi pronostici fatti a livello nazionale, se il trend delle vaccinazioni continuerà a questo ritmo, in Veneto l'immunità di gregge potrebbe essere raggiunta per il 10 settembre.
Intanto sono molte le aziende venete che stanno chiedendo alle Ulss la possibilità di poter aprire i centri vaccinali nelle proprie sedi lavorative per somministrare i vaccini ai dipendenti, mettendoli quindi in sicurezza.
Il bollettino
Il Veneto registra 850 nuovi contagi Covid nelle ultime 24 ore, e 7 decessi. Gli infetti totali dall'inizio dell'epidemia salgono così a 415.822, le vittime a 11.404. È in continua discesa la curva dei ricoveri negli ospedali. Nei normali reparti medici sono 1.113 (-50) i posti letto occupati da pazienti Covid, nelle terapie intensive sono 168 (-5)
I nuovi parametri
Prenotazioni vaccini
Ci sono ancora alcuni giorni per le prenotazioni vaccinali dei sessantenni, poi si partirà con i cinquantenni «è questioni di giorni - precisa l'assessore Lanzarin - ma la vaccinazione della fascia 50-59 partirà in modo uniforme in tutto il territorio regionale».
Sono state 42.686 le dosi di vaccino anti-Covid somministrate ieri nelle strutture sanitarie del Veneto. Il totale delle dosi finora inoculate è pari a 1.879.324, l'85,5% di quelle consegnate nella regione. I cittadini che hanno già completato il ciclo di immunizzazione sono 555.183 (11,4% della popolazione). Il 26,4% (1.289.401) ha invece ricevuto almeno una dose. La fascia di popolazione che ha maggior copertura (con almeno una dose ricevuta), è quella degli over 80, con il 96,2%, seguita da quella 70-79 anni (77,2%), e dalla 60-69 (42,3%).
Conferenza delle Regioni
Varianti
Il professor Giorgio Palù, ospite del punto stampa di oggi, affronta il tema della varianti, tenendo una vera e propria lezione universitaria. L'evoluzione del virus da gennaio 2020 a partire dal pipistrello che ha dato avvio a tutto quello che è poi successo. «Il problema è la complessità dei genomi e a pochi mesi dalla sequenziazione del genoma la società Moderna aveva già elaborato il vaccino - spiega Palù - questo è il più grande virus che sta infettando il genere umano. Tutti i virus Rna mutano. Inizialmente non c'era certezza sulla capacità delle varianti di infettare, mancava un modello scientifico. Comunque già da Whan all'Italia il virus si era modificato».
Sudafricana, Brasiliana, Indiana
«C'è poco da dire: il virus è cinese perché è lì che è nato e lì si è sviluppato - sottolinea Palù - i cinesi nel 2000 sono stati zitti almeno 6 mesi prima di parlare del virus della Sars e in questo caso sono stati zitti almeno tre mesi perchè già a settembre 2019 era presente».
«La variante Sudafricana e la variante Brasiliana, sono importanti perché aumentano il fattore di diffusione e resistono agli anticorpi. La variante Sudafricana è la più preoccupante perchè si diffonde di più, da 3 a 5 volte rispetto alle altre, ma i vaccini funzionano - spiega Palù - La variante Indiana: è la somma di due varianti che si sono diffuse. Ci sono una ventina di lavori che dicono alcuni che è più contagiosa, altri che lo è meno. Non ci sono ancora evidenze scientifiche che confermino che questa variante sia più virulenta e letale. La variante Inglese è oggi la dominate, nel nostro Paese è al di sopra del 91% dei casi, mentre la Sudafricana è in calo e per la Nigeriana ci sono soli pochi casi».
🔴 In diretta per tutti gli aggiornamenti sulla situazione #coronavirus in Veneto.
Pubblicato da Luca Zaia su Giovedì 6 maggio 2021
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