Colpo di scena per l'omicidio Noventa: «Le pistole erano di Manuela Cacco»

Venerdì 18 Giugno 2021 di Marco Aldighieri
Colpo di scena per l'omicidio Noventa: «Le pistole erano di Manuela Cacco»
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PADOVA - Colpo di scena al processo contro Freddy Sorgato, in carcere per l’omicidio di Isabella Noventa, per la detenzione illegale di armi da fuoco. La sorella Debora, ieri mattina in collegamento video dalla casa di reclusione di Vicenza e davanti al Tribunale collegiale presieduto da Mariella Fino, ha deciso di parlare con l’obiettivo di scagionare il fratello per accusare Manuela Cacco, la tabaccaia di Camponogara in provincia di Venezia. «Quelle pistole appartengono a Manuela Cacco, Freddy non ne sapeva nulla».

Una testimonianza poco gradita al pubblico ministero Giorgio Falcone, titolare delle indagini, che ha chiesto la trasmissione degli atti in Procura con l’intento di indagare la donna delle pulizie per i reati di calunnia e di falsa testimonianza. Il magistrato ha chiesto per l’autotrasportatore di Noventa Padovana una condanna a tre anni e 4 mesi di reclusione. La prossima udienza è stata fissata per il 3 febbraio, quando ci sarà la lettura della sentenza.


I FATTI
La sera del 7 marzo del 2016 Giuseppe Verde, ex maresciallo dei carabinieri ed ex compagno di Debora, ha fatto ritrovare agli uomini della Squadra mobile 124 mila euro e due pistole vecchie, ma perfettamente efficienti: un’Astra di fabbricazione spagnola 9x21 e una Beretta calibro 7.65 con relative munizioni. L’accusa durante il dibattimento ha messo in luce le prove raccolte a carico di Freddy per accusarlo di detenzione illegale di armi da fuoco. Quindi del possesso delle due pistole e di alcune armi bianche. In particolare sono state portate in aula quattro intercettazioni ambientali, con relativi video, dove Debora Sorgato, allora in carcere a Montorio Veronese, ha ricevuto la vista della madre Dolores Rossi. Le più importanti sono quelle registrate il 19 agosto del 2016 e il 30 settembre sempre del 2016. Secondo l’accusa la donna delle pulizie avrebbe dichiarato alla mamma, che quelle armi non erano sue ma del fratello Freddy. E poi, ancora per l’accusa, lo stesso ballerino in alcune lettere avrebbe dichiarato di essere il proprietario delle pistole. Infine, sulle due semiautomatiche, sarebbe stata trovata traccia del Dna di Debora.

La foto di Isabella Noventa ancora nella stanza del suo assassino Freddy


TESTIMONIANZA A SORPRESA
Ma la donna delle pulizie proprio ieri ha deciso di testimoniare e ha arricchito il processo con un colpo di scena. «Circa cinque o sei giorni prima dell’arresto (avvenuto il 16 febbraio del 2016, ndr.) - ha giurato - Manuela Cacco mi ha consegnato una scatola. Non voleva tenerla nella tabaccheria e prima la aveva custodita in un negozio di oreficeria. Temeva una perquisizione». E ancora: «La scatola mi si è aperta e sono uscite le pistole. Allora ho chiamato Giuseppe Verde perchè le conservasse a casa sua, volevo preservare mio figlio minorenne. E poi quella stessa notte, dopo l’una, ho chiamato al telefono cellulare Cacco per avere spiegazioni sulle armi. Insomma, Freddy delle pistole non ne sapeva nulla. Invece i soldi erano miei e di mio fratello».
Ma quel 7 marzo del 2016, l’ex maresciallo aveva trovato, oltre a soldi e pistole, anche una lettera di una ex fiamma di Freddy. Uno scritto in cui si parla del rapporto tra il ballerino e Isabella Noventa. E a questo punto del processo c’è stato un altro colpo di scena. La difesa di Freddy ha esibito in aula una lettera dell’autotrasportatore dal carcere, dove sostiene come quella pistola gli fosse già stata sequestra un paio di giorni dopo l’omicidio della segretaria di Albignasego a seguito di una perquisizione nella sua villa di via Sabbioni a Noventa. E anche per Freddy il pm ha chiesto la trasmissione degli atti in Procura per indagarlo per calunnia.

Video

Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 09:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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