Delitto Noventa, l'ira del fratello Paolo sui permessi della tabaccaia per uscire dal carcere dopo 8 anni: «Questa non è giustizia»

Martedì 16 Gennaio 2024 di Marco Aldighieri
Paolo Noventa, fratello di Isabella, uccisa a martellate sulla testa

ALBIGNASEGO (PADOVA) - Vedere uno dei tre assassini di tua sorella, a soli otto anni dal delitto, già godere dei permessi per uscire dal carcere è difficile da accettare. Paolo Noventa fratello di Isabella, la segretaria di Albignasego in provincia di Padova uccisa a martellate sulla testa tra il 15 e il 16 gennaio del 2016, nutre rabbia nel sapere che la tabaccaia veneziana Manuela Cacco, almeno una volta alla settimana, può lasciare la sua cella della casa di reclusione di Venezia per spendersi come volontaria nel sociale e poi rientrare in carcere alla sera. «Cacco è stata condannata in concorso con i fratelli Sorgato per omicidio.

Anche lei voleva uccidere mia sorella, non si è trovata lì per caso. La pena che le è stata inflitta, 16 anni e 10 mesi, la ritengo troppo bassa. Avevo messo in preventivo che molto presto sarebbe tornata libera, ma questa è la giustizia in Italia. Non so come mi comporterò quando me la ritroverò davanti» ha esordito Paolo.

Il fratello di Isabella, per sottolineare come la legge non sia giusta, ha ricordato due episodi di sangue: il gioielliere Mario Roggero condannato a 17 anni in primo grado per avere inseguito e sparato contro i rapinatori, in provincia di Cuneo, uccidendone due e Danish Hasnain, condannato a 14 anni per avere partecipato al delitto di sua nipote Samana. «Per carità - ha proseguito - è vero che il gioielliere ha inseguito i ladri e ha preso 17 anni, ma Danish che ha ucciso la nipote solo 14 anni. Qualcosa non va. Così Cacco tra attenuanti generiche e buona condotta, dopo solo otto anni dal delitto di mia sorella già assapora la libertà».

E poi i fratelli Freddy e Debora Sorgato, condannati a trent'anni in via definitiva, e Manuela Cacco non hanno mai chiesto scusa alla famiglia di Paolo. «All'inizio - ha ripreso - mi aspettavo un gesto di umanità da parte loro, ma non è mai arrivato. Nessuno ha chiesto scusa, nessuno ha spedito una lettera. Non c'è stato pentimento. Cacco poi fa volontariato perchè le è imposto nel percorso che sta seguendo verso la scarcerazione definitiva. Non lo fa di sua spontanea volontà». Paolo il 23 dicembre del 2021, affiancato dall'avvocata Stefania Lazzaro, ha presentato ricorso al Tribunale civile di Padova per ottenere la dichiarazione di morte presunta della sorella. La sentenza, favorevole, è arrivata un anno e mezzo dopo il 9 maggio dell'anno scorso. Un documento necessario per lui e la sua famiglia, perchè il corpo della segretaria di Albignasego non è mai stato ritrovato. «Gli uomini della Squadra mobile - ha ricordato - hanno cercato mia sorella ovunque e hanno eseguito un lavoro egregio. Di una cosa sono certo, Isabella non è mai stata gettata nelle acque del fiume Brenta. Solo Freddy Sorgato può sapere dove è stato occultato il suo cadavere. Lui l'ha nascosta e lui sa dove si trova».

Ma l'ex autotrasportatore, recluso nel carcere di Bollate a Milano, non ha mai voluto dire dove si trova il corpo della segretaria. Si è sempre professato innocente e dietro alle sbarre sta cercando nuove prove con l'obiettivo di chiedere una revisione del processo. «Umanamente e professionalmente comprendo perfettamente le ragioni del mio assistito Paolo Noventa - ha dichiarato la legale Lazzaro - tanto più ove si consideri l'efferatezza del delitto e come ad oggi non sia dato sapere ove si trovi il corpo di Isabella. Nel contempo non posso che ringraziare tutti coloro che hanno contribuito al raggiungimento della verità processuale».

Ultimo aggiornamento: 10:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci