PADOVA - Gli occhi blu di Isabella Noventa, profondi come il mare, sono ancora lì, aperti e sorridenti, nella villa dell’orrore dove la donna è stata assassinata nella gelida notte tra il 15 e il 16 gennaio del 2016. Sono immortalati, incorniciati da una sciarpa che ne richiama il colore, in una fotografia appesa nello studio di Freddy Sorgato, il ballerino di Noventa Padovana con cui la segretaria di Albignasego ha avuto una travagliata relazione e che l’ha uccisa con la complicità della sorella Debora e dell’amante Manuela Cacco.
La foto l’ha trovata ancora lì Paolo Noventa, fratello di Isabella, quando pochi giorni fa è entrato per la prima volta nella casa del delitto, al civico 11 di via Sabbioni, dopo che il tribunale gli ha assegnato l’immobile.
Nella casa di via Sabbioni è come se il tempo si fosse fermato. Tutto è rimasto come era stato lasciato da Freddy la mattina del 18 febbraio 2016, un mese dopo la sparizione di Isabella, quando è stato arrestato. Le stesse lenzuola sul letto, i fogli ancora infilati nella stampante, la bottiglia di alcol sulla scrivania, la tazza poggiata sul comodino. Tutto, però, è in preda al disordine dovuto alle perquisizioni della polizia, che ha analizzato centimetro per centimetro tutta la casa in cerca delle prove del delitto e di indizi che facessero capire dove fosse finito il cadavere della segretaria. Si, perché Isabella Noventa è ancora un nome senza corpo: da quella notte di gennaio di 5 anni fa di lei non c’è più traccia. Era uscita per una pizza con il fidanzato, anche se i due erano in un momento di “pausa” della relazione, tanto che lui nel frattempo si vedeva con la tabaccaia Manuela Cacco, perdutamente innamorata del ballerino e finta amica di Isabella. Poi, simulando un malessere, Sorgato l’ha convinta ad andare a casa sua: ultimo posto in cui Isabella sarebbe stata viva. Una volta in cucina, con la complicità della sorella Debora, è arrivato il colpo fatale al capo, poi il corpo è stato coperto con un sacco dell’immondizia. I due hanno quindi fatto sparire il cadavere.
Freddy ha sempre detto di aver gettato i resti della donna nel Brenta, ma le ricerche, durante le quali è deceduto anche il sommozzatore della polizia Rosario Sanarico, non hanno mai avuto esito. I due fratelli padovani, infine, hanno coinvolto Manuela Cacco nella messinscena della “passeggiata”: la tabaccaia ha indossato il giubbino di Isabella e ha camminato sotto le telecamere delle piazze in centro a Padova per simulare un allontanamento volontario della vittima.
Le indagini in seguito hanno fatto emergere che i tre avessero pianificato la scomparsa della donna circa un mese prima di attuarlo. Per gli inquirenti l’accusa è di omicidio premeditato e soppressione di cadavere, per i fratelli Sorgato, e favoreggiamento, per Manuela Cacco. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 30 anni, emessa in appello per Freddy e la sorella Deborah e a 16 anni per la tabaccaia. Ora l’unica tessera mancante del complicato mosaico del delitto padovano è il corpo di Isabella, ultimo scrigno di una verità che forse non verrà mai raccontata.