Granchio blu, è già "sboom" di vendite: offerto a 1 euro al kg

Sabato 2 Dicembre 2023 di Angela Pederiva
VENEZIA Emergenza pesca, tante catture ma poco valore

VENEZIA - La quantità si è impennata, ma il valore si sta assottigliando. Lo dicono i “Primi dati sul granchio blu in Veneto”, contenuti nel rapporto dell’Osservatorio economico agroalimentare di Veneto Agricoltura, curato da Nicola Severini con la supervisione di Alessandra Liviero. Tra gennaio e ottobre di quest’anno nelle acque venete sono state pescate 831 tonnellate del crostaceo, di cui 749 (e cioè il 90%) nelle marinerie del Polesine, mentre le restanti 82 sono arrivate dal largo di Chioggia e Venezia. Non a caso è il Delta del Po a pagare il conto più alto dell’invasione in termini economici ed occupazionali, visto fra l’altro che il prezzo di vendita è in picchiata addirittura sotto la quota di 1 euro al chilo, motivo per cui l’altro giorno il comparto della molluschicoltura ha proclamato lo stato di agitazione finché non sarà dichiarato lo stato di emergenza nazionale.

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SOTTO LA LENTE
L’analisi di Veneto Agricoltura premette che il granchio blu è finito sotto la lente nel momento in cui sono cominciate le catture massive, L’indagine specifica che, secondo i dati forniti dai sei mercati ittici del territorio regionale (Caorle, Venezia, Chioggia, Porto Viro, Pila-Porto Tolle e Scardovari), «nel 2022 i quantitativi totali di granchio blu pescati in Veneto si sono attestati a 95,6 tonnellate, anche se il +930% rispetto all’anno precedente doveva rappresentare già un campanello d’allarme». Dopodiché nel 2023 l’ammontare delle vendite è già arrivato «a 341,5 tonnellate», per un aumento nel periodo del 257,2%: una crescita che oltretutto sale al 375,8% raffrontando gli importi da ottobre del 2022 a ottobre del 2023. «Ma ai copiosi volumi di granchio blu pescati e venduti dai mercati ittici veneti – rimarca la rilevazione – vanno aggiunti anche quelli che confluiscono nel Consorzio Pescatori del Polesine, che fa da collettore unico per l’intera area rodigina». 

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COSTI
All’inizio il sottoprodotto veniva smaltito dai mercati di Scardovari e Pila, in quanto provvisti di celle frigo, mentre dalla fine di agosto è lo stesso Consorzio a provvedere all’operazione. Da luglio ad ottobre, cioè nei mesi più pesanti dell’emergenza, il granchio blu pescato in quest’area è arrivato a registrare un volume di 556 tonnellate. Le 490 mandate al macero «hanno generato un costo vivo a carico del Consorzio per lo smaltimento quantificabile in circa 468mila euro», cioè all’incirca 1 euro al chilo. Da agosto è però iniziata anche la commercializzazione, giunta in tre mesi a totalizzare «65,6 tonnellate per un fatturato di circa 106mila euro, con il prezzo unitario che oscilla tra 1,30 euro/kg per il prodotto base e i 2,50/3,00 euro per quello selezionato». Ma gli analisti si sono trovati ad evidenziare come alla data del 29 novembre, giorno in cui è stato mandato in stampa il documento, «il prezzo di vendita del prodotto sia drasticamente calato, attestandosi mediamente intorno al valore di 0,80/1,00 euro/kg, considerato dagli operatori insufficiente alla copertura dei costi di produzione complessivi e ad assicurare un minimo di redditività per l’impresa di pesca». 
Veneto Agricoltura spiega infatti che gli incassi delle vendite vengono utilizzati in parte per ammortizzare gli ingenti costi sostenuti dal Consorzio per lo smaltimento del sottoprodotto, per dotarsi di ulteriori celle frigo e per i salari degli operai dedicati a tempo pieno alle attività di raccolta. «La diminuzione del prezzo – viene ipotizzato – può essere ascrivibile sia al calo fisiologico della domanda dei mercati in questa fase dell’anno, ad un eccesso di offerta ma anche, forse, ad uno scemato appeal del prodotto da parte dei consumatori».

Il risultato è che, secondo quanto lamentato dagli operatori dei sei mercati ittici, a fronte di un valore calante, «diversi conferitori sono costretti a riportarsi indietro il prodotto perché invenduto».


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Ultimo aggiornamento: 3 Dicembre, 17:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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