Giulia e Filippo scomparsi, un nuovo mistero. Fuga e ricerche: quel buco di 20 minuti

Venerdì 17 Novembre 2023 di Davide Tamiello e Vittorino Compagno
Filippo Turetta e Giulia Cecchettin, i due ex fidanzati scomparsi dalla sera di sabato scorso

VENEZIA - Ci sono due buchi temporali nella fuga della Punto nera nella notte tra sabato e domenica. Il primo è nella zona del Miranese: l’auto, presumibilmente guidata da Filippo Turetta, dopo il primo aggancio di una telecamera in zona industriale a Fossò (23.30) sarebbe passato per un varco targasystem a Scorzè.

Il tempo di percorrenza di questo tratto, secondo gli investigatori, sarebbe superiore al necessario di almeno una ventina di minuti. Poi c’è un secondo rallentamento nella tabella di marcia: la Punto ha infatti impiegato due ore per passare dalla diga del Vajont a Pecol. Un tratto che a seconda della velocità di guida può variare dai 40 agli 80 minuti. Come mai l’auto ci ha messo così tanto? Si è fermata? Per quale motivo? 

LA GIORNATA
È vero, sono domande retoriche: impossibile dare una risposta fino a quando non sarà fermata quell’auto. Ce n’è un’altra, che è la più cruda ma anche la più ovvia: Giulia Cecchettin, l’ex fidanzata di Filippo scomparsa insieme a lui da sabato notte, si trova ancora su quell’auto? Via via che passano i giorni, i misteri di questo caso aumentano e si infittiscono. L’elemento temporale, però, fornisce una traccia su cui lavorare. Dà, soprattutto, dei luoghi su cui concentrare le ricerche. Ieri è stata organizzata una maxi battuta di ricerche generale in più punti: nel Veneziano, appunto, tra Riviera e Miranese. Nel Trevigiano soprattutto nell’area di Zero Branco, poi in Friuli tra, Vajont e lago di Barcis e, infine, nel Bellunese tra Palafavera e Cansiglio. Ricerche che proseguiranno dall’alba di questa mattina fino al calar del sole. 


Il quartier generale per le ricerche veneziane ieri è stato allestito a Dolo, di fronte alla caserma della tenenza dei carabinieri. Oltre un centinaio di uomini e donne schierate da vigili del fuoco, polizia, carabinieri, polizia locale, e protezione civile, si sono dati appuntamento alle 8 per studiare un piano su misura. Sono stati perlustrati, uno a uno, tutti gli argini, i canali, le vie laterali tra i Comuni di Pianiga, Stra, Dolo, Fossò e Vigonovo. Un contingente con l’unità cinofila si è concentrato nell’area industriale in cui, lunedì mattina, sono state rinvenute le macchie di sangue. Al momento non è dato sapere se quel ritrovamento macabro in via Quinta strada sia collegato con il caso: i carabinieri stanno confrontando il Dna con quello di Giulia (è stato prelevato per il rapporto un campione dalla sorella, Elena) e Filippo (i militari in questo caso hanno recuperato il codice genetico dallo spazzolino da denti che aveva a casa). 

IL RITROVAMENTO
Le ricerche si sono concentrate soprattutto, nel territorio del Miranese, lungo la regionale Noalese: quindi Santa Maria di Sala, Noale, Mirano, Scorzè. Ieri pomeriggio, a Stigliano di Santa Maria di Sala, lungo il fiume Muson, prima allerta per un rinvenimento che ha mosso sommozzatori, elicottero, e forze dell’ordine. Via Muson, la stradina che costeggia il fiume, è stata chiusa per un paio d’ore per permettere il recupero degli sub dei pompieri. Attorcigliate a una rete di un materasso c’erano dei filamenti di tessuto, probabilmente dei brandelli di vestiti, che sono stati prelevati e consegnati poi ai carabinieri. È bene precisarlo: è quasi certo che non sia un rinvenimento collegato alla vicenda. Però via Muson è una laterale di via Noalese, molto isolata, costeggiata da un corso d’acqua. In questa fase qualunque indizio, anche quello apparentemente più irrilevante, va valutato con la massima attenzione. 

Brandelli di tessuto trovati sull'argine del fiume Muson

LE TELECAMERE
I carabinieri dovrebbero (il condizionale è d’obbligo visto che si tratta di materiale coperto da segreto istruttorio) avere dei filmati molto eloquenti di quel sabato notte. Quelle tracce di sangue sono state rinvenute proprio di fronte allo stabilimento Dior, che conta 11 telecamere perimetrali sul tetto del capannone che puntano sul piazzale. Difficile che nessuna di queste sia riuscita a inquadrare la strada. Inoltre, lo stabilimento ha anche un servizio di vigilanza privata all’ingresso. Può essere che non fosse operativo quel sabato notte o che le guardie giurate, in quel momento, stessero effettuando una perlustrazione all’interno della fabbrica. Se è vero che non ci sono altri avvistamenti della Punto nera in via Quinta Strada, è sicuro che l’auto di Filippo sia invece passata in via Prima Strada, a 500 metri di distanza, immortalata da una telecamera della polizia locale.

 

Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 08:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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