Caffè Florian a Venezia, 300 anni e rischio chiusura: «Senza i ristori non riapriremo più»

Mercoledì 30 Dicembre 2020 di Tomaso Borzomì
Caffè Florian a Venezia, 300 anni e rischio chiusura: «Senza i ristori non riapriremo più»
2

VENEZIA - Il rischio che il celebre Caffè Florian possa chiudere è sempre più concreto. Ieri è stato il compleanno più triste che la storia del locale ricordi e non sono stati sufficienti i palloncini a disegnare il 300 a calmare le lacrime di Marco Paolini, amministratore delegato di Sacra, che gestisce il marchio.

Lacrime dal duplice valore, quello sentimentale, verso i dipendenti e verso l'azienda, ma anche di tristezza, per uno spettro che ogni giorno avanza sempre di più, in assenza di prospettive.

«La politica è poco interessata, il Demanio non fa sconti, chiudiamo un anno con sei milioni e mezzo di perdita e 160mila euro di ristori, il due per cento».

Cifre da brividi.

«Ho deciso di parlare per questo. È giusto che si sappia. Tutto è nato dal lavoro per rinnovare la concessione che scade a marzo 2021, questi politici che dicono di avere a cuore Venezia, come il sottosegretario Pier Paolo Baretta, parlano di danno erariale se si fosse ridotto il canone».

Quali sono le prospettive per il Florian?

«I miei dipendenti devo pagarli. Poi c'è la Tari, sospesa momentaneamente, che magari ridurranno ma non annullano. Io invece rifiuti non ne produco perché siamo chiusi. Se faccio impresa, con sei milioni e mezzo di perdita e un ristoro del 2% di cosa stiamo parlando? Le prospettive sono tragiche».

Cosa le dà più fastidio?

«Per lo Stato chi fattura oltre 5 milioni non ha gli stessi diritti di chi ne fattura meno. Allora vuol dire che non stiamo sviluppando un'azienda, non la stiamo internazionalizzando, non stiamo dando lavoro a un centinaio di persone e circa quattrocento di indotto».

Alla fine però, la riga va tirata sui conti.

«Abbiamo pagato i dipendenti, fornitori, affitti, dai soci ci siamo indebitati per due milioni e duecentomila euro, dalle banche per un altro milione e trecentomila, sono prestiti che dovremo ripagare, ipotecando i prossimi cinque, dieci anni. Questo comporterà sacrifici, abbiamo anticipato Cassa integrazione, Tfr, pagato un piccolo premio per Natale, pensavamo che lo Stato arrivasse».

E invece?

«Nei tre decreti siamo rientrati solo in quello di mezzo il cosiddetto Ristori bis. Poi l'ultima sorpresa quando l'avvocato Conte disse che avrebbero ristorato tutti al 100%, ma noi non rientriamo. In tutto abbiamo ricevuto 40mila euro per i centri storici, con un aprile chiuso a -820mila euro, poi con il Ristori bis altri 120mila euro, a fronte di un calo di sei milioni e mezzo. Inoltre, se fatturassi meno di cinque milioni avrei un credito di imposta al 60%, mentre posso goderne di solo il 20%. Ma il Demanio i 200mila euro li ha voluti tutti».

Dai privati, invece, che risposta avete ricevuto?

«Buona, ci è stato ridotto il canone del 50%. I privati hanno capito la logica del io vivo perché tu vivi».

C'è rancore verso lo Stato?

«È il grande assente, non ci fidiamo più. L'ultimo esempio è l'acqua alta dei giorni scorsi: 25mila euro di danni. I nostri dipendenti si sono fiondati senza aprire bocca per pulire e sistemare, mi hanno detto che non serviva li pagassi, non è giusto. Non è giusto che i problemi ricadano sulle 70 famiglie che rischiamo di lasciare a casa».

C'è una speranza?

«L'unica è che lo Stato ci ristori come promesso. Avremmo congelato l'azienda, dignitosamente, con e-commerce e distribuzione saremmo andati avanti fino alla ripartenza. I duecentomila euro che chiedono non sono cavoli, se non avvio il fattore produttivo, come posso pagarli? Se si fatturano 8 milioni, 100mila euro fanno parte della cassa, quando si è a zero è uno stillicidio, a questi livelli non ci sono speranze. Anche se il Demanio togliesse il 75% sui 210mila non li avrei comunque, perché non ci sono incassi. Basterebbe un ristoro del 15%, con un milione e trecentomila euro arrivavamo a fine 2021 e ripartivamo».

Ultimo aggiornamento: 11:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci