Covid e Dpcm. La rabbia dei ristoratori di Venezia: «Colpo mortale, di questo passo si chiude»

Lunedì 26 Ottobre 2020 di Claudio De Min
Covid ammazza i ristoratori di Venezia
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VENEZIA - Stavolta non ci stanno, stavolta è più difficile capire. Se la prima chiusura, fra marzo e aprile, venne accolta con rassegnazione e una buona dose di fatalismo e comprensione, il coprifuoco notturno che da oggi spegne le luci di ristoranti, bar e pasticcerie dopo le 18 è una mazzata che il settore non accetta, che semina sconforto, tensione e rabbia.

Una pugnalata che rischia di essere mortale per molti e ovunque, figurarsi a Venezia, dove prima l’acqua alta, poi il lockdown, quindi la rarefazione del turismo avevano già fatto danni. E proprio quando affiorava qualche mezzo sorriso, ecco il nuovo colpo basso. Anche se, proprio all’ultimo, è stata scongiurata la chiusura totale la domenica.


Il coro, però, è praticamente unanime: preoccupazione, incredulità e rabbia. «Far chiudere i ristoranti alle 18 equivale a una perdita del fatturato dell’80%. E se gli aiuti sono quelli visti in precedenza, la vedo molto brutta. Poi sinceramente si fatica anche a capire il senso di certe decisioni» dice Diego Paties Montagner, titolare con il papà Eligio dello storico “do Forni”, dopo aver pubblicato su Facebook un post in dialetto decisamente meno “correct”.
Molto diretto (e altrettanto preoccupato) Giovanni Mozzato, titolare dello Chat Qui Rit, a pochi passi da Piazza San Marco: «Penso che ci sia un’unica risposta: non pagare più le tasse. Se si lasciano a casa le persone e si impedisce di guadagnare bisogna risarcirli o almeno non chiedere nulla» si sfoga in un’accesa discussione su Facebook. Poi aggiunge: «È la degna conclusione di un anno orribile, che per noi è iniziato in quel tragico 12 novembre 2019. Ieri non sapevo come guardare e cosa dire ai ragazzi del mio staff. Da mercoledì proverò a lavorare nei tempi disponibili: vedremo quanto si potrà resistere».


Chi ha già alzato bandiera bianca è invece Gp Cremonini che ieri a pranzo, in una spettacolare giornata di sole sulla riva delle Zattere, ha servito gli ultimi clienti del suo “Riviera”: «Da domani (oggi per chi legge ndr) si chiude. Già nelle ultime settimane ho lavorato in perdita, restare aperti senza il servizio serale sarebbe un suicidio. Arrivederci a marzo». Da Salizada San Antonin, nel sestiere di Castello, Maurizio Gasparini, patron della raffinata Hosteria da Franz, non usa mezze misure: «Una situazione senza precedenti se non in tempi di peste, quando il signor Conte della situazione era il Doge. Qui a Venezia il crollo del turismo ha già massacrato la ristorazione, aprire solo a pranzo non avrebbe senso, non riusciremmo a coprire le spese e pagare i fornitori. Non voglio fare il negazionista, ma sarebbe bastato obbligare a fare servizio solo al tavolo e con le dovute distanze di sicurezza per evitare gli assembramenti».


Dall’altra parte del ponte, a Mestre, pur con problematiche differenti e meno drammatiche, l’atmosfera non è meno tesa: «Il governo doveva prendersi le responsabilità come ce le prendiamo noi imprenditori nei confronti dei nostri dipendenti. Gli aiuti finora erogati sono insufficienti. La seconda ondata era prevista, bisognava lavorare sulle precauzioni e sul loro rispetto già dopo Ferragosto. Le nuove misure saranno pesanti per tutti, imprenditori e dipendenti, e oltretutto credo non serviranno a molto perché gli assembramenti diurni ci sono e continueranno ad esserci. Il futuro? Rimango ottimista, anche se so bene che la ripresa sarà lunga e complicata», dice Andrea Carcanella che in città gestisce Bistrot 55 e 9 Bistrot in centro e il Molo di Venezia a Marghera.
Rincara la dose Mauro Coseani che in via Cecchini ha da poco riaperto la storica Osteria Da Mariano: «Ci hanno fatto chiudere, poi riaprire con i piani di sicurezza e rispetto delle regole, abbiamo sostenuto spese per cartellonistica e dispositivi e adesso ci dicono che non va. Siamo noi il vero pericolo? Abbiamo creato nuovi progetti per ripartire ma purtroppo questo settore viene sempre demonizzato. Poi non capisco: se fai 30-40 coperti a pranzo va bene, se li fai la sera non va più bene? Non hanno ascoltato la nostra voce e ci stanno distruggendo».
Da Carpenedo arriva il lamento più amaro che velenoso di Carlo Tosi, patron del Leone di San Marco che però ha la forza di essere propositivo: «Peccato davvero, perché il lavoro era ripreso bene. Però non mi abbatto. Continueremo utilizzando nella fascia serale le consegne a domicilio e l’asporto, siamo abituati a lottare e non molliamo. È il momento di stare uniti, rispettare le precauzioni. La soluzione parte soprattutto dai nostri comportamenti. Più saremo rigorosi, prima potremo ricominciare a lavorare normalmente». Un aplomb che sfoggia anche Lello Ravagnan, titolare della pizzeria Grigoris di Asseggiano: «Pazienza, ricominciamo con asporto e consegne a domicilio, per noi che abitualmente lavoriamo dalle 18 in poi è ovviamente un brutto colpo. Vorrà dire apriremo a pranzo nel fine settimana, in attesa di partire con il nostro panificio a Zelarino». Raffaele Alajmo, patron del Caffè Quadri a Venezia, posta sui social la sua amarezza: «Se ci obbligate a chiudere ci dovete aiutare non costringendoci a indebitarci».


Decisamente meno pacato Checco Pettenò, giovane pasticcere che con la famiglia gestisce in via San Donà e in via Mestrina due insegne top per cioccolato e golosità di ogni genere: «Ci sentiamo presi in giro. I nostri dipendenti hanno appena ricevuto la cassa integrazione di maggio e giugno, quella di aprile era arrivata a luglio, abbiamo fatto sforzi enormi, titolari e dipendenti. Questo virus colpisce tutti ma economicamente sembra un cecchino che prende di mira solo determinati settori». E da via Manin, Lucio Ferro, titolare del popolare bar “Monetine”, frena la sua rabbia e si limita a poche parole: «Come sempre la colpa di tutto è di bar e ristoranti. Faremo quello che ci dicono, poi vedremo quello che succederà». Prima di aggiungere, sui social: «Si sta avvicinando Halloween, ma a noi l’abito da morti viventi ce lo stanno già tagliando su misura».

Ultimo aggiornamento: 09:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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