Nuovo Dpcm. L'oste ribelle di Venezia: «Io non ​chiudo, mi possono anche arrestare»

Lunedì 26 Ottobre 2020
Nuovo Dpcm. L'oste ribelle di Venezia: «Io non chiudo, mi possono anche arrestare»
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VENEZIA Le disposizioni anti diffusione del contagio provenienti dalla presidenza del Consiglio dei ministri scuotono anche Venezia. In fondamenta degli Ormesini Edoardo Milliaccio del Dodo Caffé non ha paura e si dice pronto a tutto: «Mi possono anche arrestare, non c'è nessun problema». E così ha comunicato la volontà di rimanere aperto ai suoi clienti con un cartello appeso fuori dalla porta del suo locale: «Ho sempre rispettato le ordinanze e i decreti, rispettato le distanze e la mascherina, io non chiudo». 

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Oste ribelle: Non chiudo

La parziale chiusura dopo le ore 18 prevista dall'ultimo Dpcm non va giù all'esercente, che si lamenta: «Perché devo pagare io per altri che non hanno rispettato le regole? E perché le forze dell'ordine non hanno controllato che non si verificassero anomalie?».

Del resto la fondamenta degli Ormesini è da qualche anno al centro della movida veneziana. Un luogo in cui i giovani si incontrano, ma dove sia residenti che turisti apprezzano la possibilità di sorseggiare uno spritz in fondamenta. Almeno fino a oggi, dato che dalla mezzanotte è partita la nuova misura. Milliaccio non nasconde il dispiacere e la frustrazione per una situazione che si protrae da tempo: «La mia situazione è disastrosa, cerco di fare il possibile, ma se mi tolgono anche l'ultimo aperitivo dei residenti, che lo chiamino con il suo nome: lockdown. Perché non cambia nulla, con tutto quello che ho fatto finora mi trovo uguale o peggio rispetto a prima».

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Dpcm e investimenti

Per l'esercente gli investimenti per mettersi in regola sono stati pesanti e in un momento di crisi come questa si faticano a reperire: «Sono almeno a meno 70% di fatturato rispetto allo scorso anno», continua. Per l'esercente il problema è che la stretta viene a seguito di scelte comprensibili, ma che una volta annunciati i provvedimenti, questi vadano verificati: «A Conte farei sapere che le ordinanze di prima andavano bene, ma devono esser fatte rispettare anche dai colleghi. Se siamo arrivati a chiudere alle 18, vuol dire che qualcuno non ha rispettato le distanze, le mascherine, la sanificazione e le normative. Quindi vuol dire che non è stata rispettata l'ordinanza. Da quando abbiamo riaperto, il 18 maggio, ho obbedito a tutto, anche con l'igiene, non vedo perché dovrei chiudere alle 18 se sono in regola. Oggi l'azienda è diventata insostenibile, il locale può contare sulla piazza esterna e sugli otto posti all'interno». 

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Lavoratori a rischio

Il rischio è che si perda il lavoro: «Prima avevo due dipendenti, uno l'ho dovuto lasciare a casa, ora la ragazza mi ha detto che se sarà necessario, andrà di nuovo in cassa integrazione». L'imprenditore è sconsolato: «Ho provato a organizzare, creare rete, ma non c'è unione, si sa. Combattere da solo è un'esasperazione, ma resto coerente con le mie idee, senza far del male a nessuno, non devo controllare io chi rispetta le distanze. C'è un decreto, che intervengano le forze dell'ordine». 

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Anche Maurizio Franceschi, direttore Confesercenti regionale e provinciale di Venezia e Rovigo bolla come punitivo il Dpcm: «Questo nuovo lockdown mirato alla ristorazione e ai pubblici esercizi è davvero punitivo per una categoria che ha dimostrato di saper garantire la sicurezza». Sulla stessa linea Massimo Zanon, presidente di Confcommercio unione metropolitana di Venezia e Fipe Venezia: «Per il settore dei pubblici esercizi si prospettano altri grossi sacrifici. Così come sono immediati i provvedimenti restrittivi, lo siano anche le misure di sostegno». E poi c'è chi la mette sul semiserio, come David Marchiori, titolare di una nota osteria a Mestre, che su Facebook ha fatto sapere: «Martedì 27 ottobre cena di gala alle 5 del mattino, after dinner alle 10. Ingresso a offerta libera, prenotazione obbligatoria. Non è uno scherzo». 

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Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 17:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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