Prima le parole di Nello Musumeci, poi le affermazioni di Antonio Tajani. Nelle file del governo Meloni, versante Fratelli d'Italia e Forza Italia, avanza la linea del via libera all'autonomia solo se accompagnata dal contestuale varo del presidenzialismo e del potenziamento di Roma Capitale: una condizione che, agli occhi della Lega veneta, minaccia di allungare i tempi, e svilire il senso, della riforma. «Dichiarazioni inaccettabili», tuona infatti Alberto Villanova, presidente dell'integruppo Lega-Liga Veneta in Consiglio regionale, cioè il leader degli zaiani a Palazzo Ferro Fini.
LE INTERVISTE
LA REAZIONE
Dura la reazione di Villanova: «I danni non sono conseguenze dell'autonomia ma della cattiva gestione delle risorse pubbliche in questi decenni. Il ministro Musumeci prima e Tajani adesso stanno contestando l'autonomia, e siamo rammaricati per il fatto che queste critiche arrivino da chi sta governando insieme alla Lega e al Governo con noi. Pertanto tali critiche le considero un dejà vu alquanto inquietante». Il timore dei leghisti veneti è che l'ancoraggio dell'autonomia ad altri temi un'altra scusa per giustificare l'ennesimo rinvio. Continua infatti il capogruppo: «Magari l'autonomia potrebbe finalmente portare un po' di senso di responsabilità a chi non amministra in modo corretto il proprio territorio. E, visti i risultati fin qui ottenuti, se potessi decidere, darei al Veneto, per Costituzione, il ruolo guida. Abbiamo approvato il bilancio in tre giorni senza alzare le tasse: quando in Italia si parla di meritocrazia, è proprio il modello veneto che dovrebbe trovare posto nella Costituzione, non di certo Roma».
IL TWEET
Peraltro questa non è l'unica polemica della giornata sull'argomento. Ad accenderne un'altra è un tweet dell'Anpi: «L'autonomia differenziata non può contraddire l'unità e l'indivisibilità della Repubblica». Il rimando è all'ordine del giorno approvato sabato dal comitato nazionale dell'Associazione partigiani, che sosterrà la raccolta di firme sulla proposta di legge di iniziativa popolare per la modifica degli articoli 116 e 117 della Costituzione, vale a dire quelli che prevedono «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» a favore delle Regioni.
Ironico il commento del ministro leghista Roberto Calderoli, titolare degli Affari regionali: «Non vogliamo scardinare la Costituzione ma al contrario realizzare quanto previsto dalla nostra Carta: vogliamo semplicemente realizzare quanto scritto da oltre 21 anni nella nostra Costituzione. Avevo capito che per l'Anpi il rispetto e l'attuazione della Costituzione fossero principi inderogabili».
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