«Non ha senso insegnare friulano o veneto a scuola, gli studenti imparino prima il congiuntivo»

Giovedì 1 Dicembre 2022 di Loris Del Frate
Sottosegretario Menia abolizione friulano e veneto nelle scuole
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Il triestino Roberto Menia non molla. Il sottosegretario all'Ambiente di Fratelli d'Italia con il suo disegno di legge sul riconoscimento dell'italiano come lingua ufficiale della Repubblica ha sollevato un polverone a fronte del fatto che il friulano non dovrebbe più essere insegnato nelle scuole. Apriti cielo. Friuli in subbuglio e forze politiche che gridano all'attentato contro specialità e autonomia.
Tra friulani e triestini non è mai corso buon sangue, ma da qui ad abolire il friulano nelle scuole ce ne corre.

Non le pare?
«Ma chi ha detto che voglio abolire l'insegnamento del friulano.

Io voglio ridare dignità all'italiano, la lingua più bella al mondo, la lingua di Dante. Una lingua sempre più corrotta dagli anglicismi che ora si leggono persino sugli atti pubblici. Io voglio che diventi lingua ufficiale della Repubblica per difenderla e per tutelare l'identità nazionale. Per questo ha presentato un disegno di legge costituzionale. All'articolo 12 basta aggiungere un piccolo comma: l'italiano è la lingua ufficiale della Repubblica ».


Però lei resta triestino e vuole cancellare il friulano ...
«Sono balle. Chi non sa cosa dire afferma che voglio cancellare la lingua friulana per la vecchia lotta fra triestini e friulani, oppure che ho presentato il disegno di legge per dispetto, perché non sono stato candidato con Fratelli d'Italia in Friuli. No! Conosco benissimo l'articolo 6 della Costituzione che tutela le lingue minoritarie. Io credo però che sia del tutto inutile insegnarla nelle scuole. Casomai c'è da imparare meglio l'italiano, soprattutto tanti parlamentari, miei colleghi, che non sanno assolutamente cosa sia un congiuntivo. Si parli friulano in casa, nelle associazioni culturali, al bar. Ma insegnarlo a scuola, proprio no».


Ha sollevato un bel vespaio in Friuli, anche tra i suoi colleghi di maggioranza.
«Qualcuno ha detto che ci sono altre priorità (è stato il coordinatore regionale di Fratelli d'Italia, Walter Rizzetto, anche lui deputato ndr.) ma io avrò il diritto di pensarla in questo modo? Che senso hanno i cartelli stradali scritti in friulano, ma anche in milanese o in altri dialetti? Leggere Udin sotto Udine. Perché? Qualcuno me lo può dire per favore? È l'italiano l'identità di questa nazione».


Però si è tirato dietro le ire di tutti i partiti, compresi quelli alleati. E persino del suo.
«La politica è fatta da un sacco di gente ignorante. Nessuno ha letto il mio disegno di legge perché non l'ho ancora presentato, però si sono sentiti in dovere di intervenire. Parlano senza sapere, usano Facebook e tutte le altre cag... simili».


Quindi non ce l'ha solo con il friulano?
«Mi corre voce che anche il consiglio regionale del Veneto stia per approvare una legge con la quale tutelare il suo dialetto e insegnarlo nelle scuole. Sbagliato e completamente inutile. Salvaguardiamo l'italiano, casomai si studi una seconda lingua estera da parlare in giro nel mondo».


Adesso si è inimicato anche il Veneto, dopo il Friuli. Un altro sasso nella piccionaia?
«No, perché questo è il mio pensiero. E poi posso anche aggiungere che ho ricevuto parecchio sostegno. Tante mail di persone che hanno il mio stesso pensiero. La cosa che mi ha fatto più piacere è stata la mail di un friulano doc, laureato. Mi ha detto che la pensa esattamente come me e di andare avanti perché sono tanti che hanno la stessa idea. Ovviamente non vi dirò il nome».


Lei è contrario e lo ritiene inutile, però nessun divieto a insegnare friulano e veneto nelle scuole?
«A scuola c'è più del 20 per cento di studenti stranieri, cinesi, africani, moldavi, romeni e di tante altre razze. Mi dice a che serve insegnare il friulano o altri dialetti? Salviamo l'identità nazionale. Studiamo l'italiano».

Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 23:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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