Danieli, così a Porto Nogaro potranno coabitare natura e siderurgia

Giovedì 10 Agosto 2023
Danieli, così a Porto Nogaro potranno coabitare natura e siderurgia

Emissioni basse e controllate e una gestione circolare di scarti e acque di processo: sono queste le linee guida di uno stabilimento siderurgico sostenibile, lontanissimo ricordo degli impianti costruiti nei decenni passati.
Secondo Siderweb, la community dell'acciaio, il 52,5% delle imprese del settore ha avviato progetti di sostenibilità da più di tre anni.

Stando a un report diffuso lo scorso giugno la dimensione ambientale rappresenta l'elemento principale su cui le imprese siderurgiche si concentrano. L'attenzione è, in particolare, sul climate change. Segue l'utilizzo delle risorse in una prospettiva di economia circolare, con un numero rilevante di imprese che descrive in modo dettagliato le attività di salvaguardia e di ottimizzazione attuate lungo il ciclo produttivo e che evidenziano la centralità del rottame. Infine, un'ulteriore area di interesse è sulla gestione delle risorse idriche.


GLI STUDI
Il report affidato all'Università degli studi di Brescia rileva come «la disponibilità e il contenuto dei bilanci descrive un trend di crescita che negli ultimi anni ha caratterizzato la predisposizione dei bilanci di sostenibilità», che rappresentano «l'output di un processo che parte all'interno del sistema azienda e che impone una riflessione sul business model e sulle modalità di svolgimento delle attività produttive». Nonostante questo, i report individuati «sono ancora relativamente pochi rispetto alla numerosità delle imprese operanti nel settore siderurgico». Tuttavia, come spesso accade per le innovazioni, sono i player più grandi o con le complessità aziendali maggiori a muoversi per primi.
Del resto, l'Europa del 2050 non è un'Europa che non produce acciaio, ma è un'Europa che produce acciaio in modo sostenibile. Oggi un impianto siderurgico alimentato da forno elettrico considerato virtuoso deve emettere non più di 283 kg di CO2 per ogni tonnellata di acciaio prodotto. Le tecnologie scelte dal gruppo Danieli per il Digital Green Steel Project consentono emissioni di CO2 comprese tra 95 e 130 kg per tonnellata di acciaio prodotto: fino a un terzo di quelle di un impianto che oggi sarebbe definito "acciaieria verde", e un ventesimo di quelle di un'acciaieria con altoforno. L'impronta di carbonio diminuirà ulteriormente con la sostituzione del gas naturale con l'idrogeno, quando sarà disponibile: le macchine che saranno utilizzate sono già pronte ad essere alimentate con idrogeno.


TURISMO
Far coabitare industria e natura. Il turismo della Bassa Friulana potrà continuare a crescere e prosperare anche se il Digital Green Steel Project sarà realizzato nella zona industriale di Porto Nogaro. Questo perché le emissioni dell'impianto saranno decisamente basse e controllate, nulla a che vedere con i problemi ambientali associati nel sentire comune alle acciaierie. Con le scelte tecnologiche individuate per questo nuovo impianto industriale, per citare solo un dato, si prevede l'emissione di 0,02 kg di polveri sottili per tonnellata di acciaio prodotta l'anno. I forni, oltre ad essere elettrici e quindi molto più sostenibili rispetto agli altiforni, saranno anche sigillati, riducendo ulteriormente le emissioni di sostanze gassose quali monossido di carbonio (CO) e ossidi di azoto (NOx). In ogni caso, per progetti di questo tipo vengono portati avanti rigorosi controlli tecnici da parte di ARPA e delle strutture preposte all'autorizzazione, che verificheranno la sua compatibilità con l'ecosistema della fascia costiera friulana.
Per il Digital Green Steel Project sono stati pensati modelli di gestione dei rifiuti e delle acque di processo improntati alla circolarità e alla prevenzione dello spreco. Gli scarti della produzione dell'acciaio sono inviati ad altri siti industriali per essere recuperati. Ad esempio, la scoria del forno ad arco elettrico è inviata a siti per la produzione di materiale da pavimentazione, mentre l'acido di pulizia dei nastri metallici è inviato a recupero per sua rigenerazione. Quanto alle acque, l'impianto utilizzerà acque reflue provenienti dal depuratore CAFC esistente, che oggi scarica direttamente in mare. Si eviteranno in ogni caso prelievi di acqua di qualità, ad esempio da falda, fiume o acquedotti industriali.


DRAGAGGIO
Ad oggi, Porto Nogaro è accessibile dal mare tramite il Canale Corno. La bassa profondità del Canale consente il transito solo a imbarcazioni di basso pescaggio e quindi limitata capacità, obbligando a un maggiore traffico su gomma in tutto il circondario e al relativo incremento del traffico e inquinamento atmosferico. Far giungere imbarcazioni di capacità sufficiente al sito di Porto Nogaro dove potrebbe sorgere il progetto richiede il dragaggio per una profondità di massimo 9 metri. In ogni caso, la Regione, attraverso un accordo ad hoc con Università del territorio, sta già verificando come il dragaggio possa essere condotto in sicurezza per l'ecosistema locale, così da escludere rischi di impatti ambientali negativi nella realizzazione di un intervento molto importante anche per altre attività presenti nella zona industriale.

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