Università a Treviso bloccata dal governo, Zaia: «Scelta incomprensibile e ridicola, noi andiamo avanti»

Domenica 7 Giugno 2020 di Alda Vanzan
Medici
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VENEZIA - Dice che è «la realizzazione di un sogno». E non ha alcuna intenzione di farselo portare via. Il Governo ha impugnato la legge veneta che istituisce il corso di laurea in Medicina e Chirurgia a Treviso? Ebbene, il presidente della Regione non farà un passo indietro: «A me non me ne frega niente dell'impugnativa, incomprensibile e ridicola, noi andiamo avanti», tuona Luca Zaia. Quindi cosa devono fare gli aspiranti dottori? Fermarsi lo stesso a Treviso sperando di non restare vittime delle carte bollate o, più prudentemente, spostarsi a Padova o in un altro ateneo? Zaia non ha dubbi: «Si iscrivano perché l'anno accademico 2020-2021 avrà gli studenti a Treviso e poi il conto lo pagherà chi va a dire che questa formula è sbagliata». A Roma lo ascolteranno? Raccontano che si stia cercando una onorevole soluzione, fatto sta che dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, il veneziano Andrea Martella, arriva l'invito a «evitare polemiche, questo Governo ha dato un sacco di fondi per la sanità, un miliardo e quattro in due anni, di cui 300 milioni per il diritto allo studio, 600 milioni per la ricerca, 500 per l'università». Della serie: i soldi ci sono, quindi «basta fughe in avanti, ci saranno tutte le condizioni per aprire la sede di Treviso». E comunque, sottolinea Martella, non è vero che a Venezia non si sapeva che la legge sulla facoltà a Treviso era in bilico: «Il ministro Boccia mi ha riferito che l'Avvocatura regionale del Veneto era al corrente dei problemi posti relativi al Fondo sanitario e alla capacità formativa dell'ateneo».
I RILIEVI
Un passo indietro. La legge contestata dal Governo prevede l'istituzione anche a Treviso, a partire dall'anno accademico 2020/2021, della laurea magistrale per i medici. In base alla convenzione, la Regione dovrebbe sostenere l'intero costo dei docenti di ruolo e a contratto, quantificato in 1.570.000 euro l'anno e contabilizzato nel Fondo sanitario regionale. Secondo il Governo, però, così facendo si userebbero i soldi dell'assistenza sanitaria per altri fini. Quanti soldi? Secondo Zaia una inezia: «Stiamo parlando di 6 milioni di euro per attivare il corso che vengono pescati dai 9 miliardi e 600 milioni del budget sanitario della Regione. Sei milioni a fronte di nove miliardi e sei! E per qualche azzeccagarbugli sono una sorta di sopruso. Da una parte il Governo sta pensando di investire 3 miliardi per la sanità, dall'altro impugna per 6 milioni».
Ma da Roma è giunto anche un altro rilievo: l'aumento delle immatricolazioni da parte del Bo «determina un aumento della capacità formativa dell'Ateneo che potrebbe non coordinarsi con le disposizioni statali riguardanti la definizione del fabbisogno di dirigenti medici». In pratica verrebbero sfornati troppi camici bianchi, accentuando così «un disallineamento tra il numero degli studenti ammessi a frequentare i corsi di laurea e quello dei medici ammessi alla formazione specialistica». Per Zaia il problema non esiste: «L'aspetto della programmazione è superato».
Quindi cosa succederà? Il presidente della Regione confida che a Roma comprendano -«Ho chiamato il ministro Boccia e l'ho trovato disponibile» - e che, nonostante l'annuncio, l'impugnativa non venga presentata: «È un'impugnativa che è scappata di mano a qualche azzeccagarbugli di uffici, non della politica. L'impugnativa si può presentare come ultimo giorno il 16 giugno e quindi il Governo ha ancora dei giorni prima di depositarla. Lo invito a prendere in mano le carte e chiudere velocemente». E se così non fosse? «Se Roma deciderà di impugnare saprà che si troverà l'artiglieria pesante, da un punto di vista tecnico-legale, e si andrà in Corte Costituzionale per chiedere se è tanto sopruso destinare una certa somma alla formazione universitaria di studenti che faranno i medici».
L'INVITO
Un invito a moderare i termini arriva dal sottosegretario Martella: «Sarebbe bene evitare di fare polemica, anche perché a seguito del Decreto Rilancio i fondi per l'università e la sanità ci sono, non c'è bisogno di usare il Fondo sanitario regionale, quindi basta con queste fughe in avanti di Zaia. Ci saranno tutte le condizioni per aprire, giustamente, la sede di Treviso, basta sedersi attorno a un tavolo e ragionare».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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