Fausto Pinarello e il futuro dell'azienda: «Resto in sella per crescere»

Mercoledì 5 Luglio 2023 di Mattia Zanardo
Fausto Pinarello

Dalla bottega artigianale aperta in piazza del Grano nel 1952 dal mitico Giovanni "Nani" all'azienda dei successi al Giro e al Tour, poi gli ultimi sette anni sotto il controllo del fondo di investimento L Catterton, ora l'acquisizione da parte del miliardario sudafricano-australiano, con residenza in Svizzera, Ivan Glasenberg. Pinarello, uno dei marchi di biciclette più prestigiosi al mondo, si appresta a vivere la sua terza era. La nuova proprietà potrebbe portare anche ad un cambio di amministratore delegato, con il neozelandese Gregory James, uomo di fiducia di Glasenberg dai tempi del colosso minerario Glencore, al posto di Antonio Dus. A rappresentare la continuità, invece, resta Fausto Pinarello, primogenito del fondatore.


Una svolta significativa?
«Passiamo da un private equity ad un family office: un approccio molto diverso.

La missione, però, rimane sempre la stessa: creare prodotti performanti e lavorare duro per crescere».


Lei mantiene il ruolo di presidente e una quota di minoranza. Continuerà ad essere garanzia del legame con la famiglia e il territorio.
«Sono in azienda dal 1979, compreso l'anno del servizio militare: siccome l'ho svolto vicino a Treviso, quando finivo il turno, andavo in bottega a dare una mano. Tornerò ad occuparmi anche di ricerca e sviluppo e della produzione, nonché del rapporto con i gruppi sportivi».


La trevigianità di Pinarello rimane?
«Certo. Anzi, mi piacerebbe realizzare un nuovo stabilimento per raggruppare i diversi reparti, che oggi sono distribuiti in più siti, anche se tutti in zona. Essere tutti insieme favorisce maggiore efficienza. Per crescere bisogna investire, nel prodotto, ma anche nelle strutture».


L'ingresso del fondo era stato accompagnato da qualche inevitabile timore. Alla fine il bilancio è positivo?
«Assolutamente sì. La Pinarello aveva bisogno di strutturarsi, proprio per continuare a crescere. Il prodotto e il marchio erano di valore, aggiungendoci i giusti investimenti la crescita è stata certamente favorita. Ora puntiamo a proseguire su questa strada: costruire biciclette con la passione di sempre. Per questo, il mio impegno è continuare a coinvolgere tutti i nostri addetti, da un punto di vista tecnico, ma anche emotivo: ci sono persone che lavorano con noi da trenta, quarant'anni. La squadra è il nostro segreto».


Ora un nuovo passaggio?
«Per consolidarsi ulteriormente, appunto con la volontà di crescere ancora, anche con modelli nuovi e in segmenti nuovi. Ad esempio, il fuoristrada: il gravel, che è la nuova tendenza in grande sviluppo, ma anche la mountain bike, dove siamo tornati ad investire, dopo averla abbandonata per quale anno. Poi c'è tutto il comparto delle biciclette a pedalata assistita. Il nostro core business restano, comunque, per il 90% le biciclette da corsa di alta gamma».


Gli spazi di mercato ci sono?
«La passione per la bicicletta è forte e diffusa. Lo scorso fine settimana ho partecipato alla Maratona dles Dolomites (una delle più note e seguite granfondo, ndr), insieme ad una settantina di componenti del nostro Team Pinarello: oltre ai 9mila iscritti, c'erano altrettante persone, se non di più, che non erano riuscite a iscriversi alla competizione, ma erano sulle strade a pedalare. Gli spazi ci sono, occorre coglierli».


Chi è Ivan Glasenberg?
«Un imprenditore che sa il fatto suo, lo dimostra la sua carriera alla guida di una della maggiori società a livello mondiale nel settore estrattivo. E poi è uno sportivo e un appassionato di ciclismo. È uno che approfondisce e pondera ogni aspetto, molto preciso e pignolo, come è giusto che sia. Ovviamente non intende certo sprecare soldi, ma non ha paura di investire per crescere: ha comprato non per rivendere, ma per consolidare».


Anche da parte sua c'è ancora voglia di "pedalare" in azienda?
«Al 100%, anzi ancora più di prima. Sono ottimista. Credo molto a questo accordo. Torniamo ad un rapporto tra due persone: siamo lui e io, si discuterà, naturalmente ci potranno essere dei punti di vista diversi, l'importante è non perdere di vista l'obiettivo comune».

Ultimo aggiornamento: 6 Luglio, 09:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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