Travolte e uccise dall'auto del rom, il giallo delle cinture: «Mara e Miriam non le indossavano»

Domenica 10 Luglio 2022 di Maria Elena Tonin
Mara Visentin e Miriam Cappelletto
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MOGLIANO - Un colpo di scena che non cambia la sostanza dei fatti e, almeno per ora, la posizione di Ronnie Levacovic. «Ma che, se confermato, darebbe spazio a considerazioni molto serie». A parlare è l'avvocato Francesco Murgia, difensore del 25enne rom che con la sua Bmv, la notte del 24 marzo, aveva provocato a Preganziol, lungo il Terraglio, l'incidente in cui erano morte Miriam Cappelletto e Mara Visentin, di 51 e 63 anni.

LA PERIZIA
Dalla perizia della Procura sarebbe emerso infatti che le due donne a bordo della Citroen C1 non avrebbero avuto le cinture di sicurezza allacciate.

O meglio, agganciate alla sicura sì, per evitare il fastidioso bip dei sensori, ma fatte passare dietro alla schiena, quindi non indossate. Anche se, per ora, non vi è nessuna conferma ufficiale da parte delle autorità competenti, questo nuovo particolare sulla dolorosa vicenda, dà materiale per nuove valutazioni. Se poi, il corretto uso dei dispositivi di sicurezza avesse potuto o meno assicurare alle due donne un destino diverso, sarà la Procura stessa a verificarlo, compatibilmente con le ferite riportate. «In questo momento non posso né confermare né smentire -spiega l'avvocato Murgia- in questa fase dell'istruttoria, è un particolare su cui avrebbe dovuto esserci il segreto professionale ed è prematuro fare, oggi, altre osservazioni, se non che è un aspetto importante nella vicenda, da valutare con attenzione. Se, e ripeto, se, sarà accertato, sarà poi la stessa Procura a stabilire quanto questa omissione abbia inciso sul tamponamento, o meglio, sugli effetti dell'impatto».

L'AVVOCATO
Non cambia in definitiva la sostanza e la gravità dell'incidente: le due donne avrebbero comunque subito ferite potenzialmente gravissime e invariata rimane la posizione di Levacovic: un incidente il cui esito è stato il risultato di vari fattori, tra cui l'alta velocità con cui viaggiava la Bmw e lo stato di ebbrezza del suo conducente. «Vorrei aggiunge solo -sottolinea Murgia- che questa vicenda non è stata priva di pregiudizi. Il mio assistito è ben consapevole della gravità di quanto successo, senza minimizzare in alcun modo le proprie responsabilità e del dolore provocato, di cui il mio assistito ha preso piena consapevolezza, ma ho ben presenti certi commenti di alcuni miei colleghi quando chiedevo dettagli su alcuni particolari, come le luci, ad esempio: reazioni scomposte, che giudico molto negative e che danno la misura dei pregiudizi che si possono attivare». La difesa ribadisce la piena fiducia nella magistratura: «È l'unico modo per avere un giudizio sereno su questa vicenda, per quanto possibile». Il 25enne è oggi ancora in una struttura dell'opitergino: le sue condizioni fisiche e psichiche non sono ottimali: deambula con fatica, sempre con una persona accanto e per poche ore della giornata e non riconosce sempre le persone. «Ma ha maturato un'ampia consapevolezza della tragedia, per cui si sente responsabile. Sta molto male, ma nessuno vuole minimizzare il dolore che ha provocato».

 

Ultimo aggiornamento: 17:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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