Treviso. Profughi all'Appiani, l'ombra del racket. Conte: «Indagate»

Martedì 5 Dicembre 2023 di Paolo Calia
Treviso. Profughi all'Appiani, l'ombra del racket. Conte: «Indagate»

TREVISO - «C'è forse un filo nascosto che collega l'Appiani con degli spostamenti di persone che andrebbero verificati. Se noi oggi togliamo dieci persone, di sicuro domani ne arrivano altre dieci. Se non lo facciamo non arriva nessuno. Come se qualcuno sapesse quando quel posto si libera e ce li portasse. È una situazione complicata». Il sindaco Mario Conte è prudente ma confessa il sospetto che da mesi cova a Ca' Sugana: che ci sia una regia occulta, una sorta di racket, a gestire le presenze nel grande parcheggio accanto alla cittadella delle Istituzioni e a pochi passi dalla questura.

Il problema dei ragazzi, quasi tutti di origine pakistana, che dormono all'addiaccio negli anfratti dei piani interrati del parcheggio, non nasce oggi ma ha radici lontane. Nel corso dei mesi sono state provate varie soluzioni, tra cui anche un'ospitalità temporanea al centro d'accoglienza Serena prima che il numero di richiedenti asilo ospitati tornasse ai livello di guardia come accade oggi con oltre 700 ospiti. Ma una vera soluzione non è mai stata trovata perché, come ha sottolineato il sindaco, ogni volta che un gruppetto di ragazzi in attesa dei documenti dalla Questura o alla ricerca di un riparo, se ne va o viene sistemato in qualche modo ne arriva un altro. Come, appunto, se qualcuno li portasse a gruppetti di 10-15 persone alla volta.

LE IPOTESI

Il 32enne indiano morto tra venerdì e sabato - l'esame autoptico conferma che è deceduto per infarto con il freddo come concausa visto che aveva solo una felpa addosso - possedeva regolare permesso di soggiorno rilasciato a Novara e arrivava da Roma: aveva anche trovato un posto di lavoro qui ma non un alloggio. E ha scelto di andare all'Appiani. Perché? C'è sicuramente un passa parola sotterraneo che indica il grande parcheggio come luogo ideale per un rifugio di fortuna: i pianerottoli tra un piano e l'altro offrono sufficiente riparo dalla pioggia ma non dal freddo, in queste notti sempre più intenso. Chi arriva a Treviso da altre parti d'Italia senza avere una sistemazione sa insomma dove andare. Ma il sospetto che preoccupa di più riguarda quei ragazzi che arrivano in città direttamente dalla rotta balcanica. Sembra che viaggino a colpo sicuro: dalla frontiera a Treviso, all'Appiani. Il sindaco ipotizza che qualcuno gestisca un traffico clandestino. E chiede delle verifiche: «Chi di dovere faccia degli approfondimenti». Intanto si cerca di trovare un rimedio per porre fine definitivamente al problema, perché avere persone che dormono all'aperto in pieno dicembre, e per di più a poca distanza dalla questura, non è una situazione accettabile.

LE SOLUZIONI

In queste ore tra le istituzioni cittadine sono in corso vari colloqui. Sta maturando anche l'ipotesi di spostare l'Ufficio stranieri dalla Questura direttamente all'ex Serena, con uno spazio riservato proprio all'alloggio temporaneo, in modo da risolvere anche il problema dell'alloggio di chi ha bisogno di documenti senza però sapere dove andare a dormire. Soluzione delicata che offre tanti aspetti positivi e altrettanti negativi e che deve ancora essere presa in considerazione dal prefetto. Ma che nei prossimi giorni potrebbe essere esaminata più approfonditamente.

IL QUADRO

Intanto Conte tratteggia i contorni di una situazione sempre più preoccupante da cui emerge un dato molto chiaro: il numero di profughi e di persone in cerca di sistemazione è in costante aumento, ma le risorse a disposizione per dare risposte sono sempre meno. «L'ex caserma Serena ha oltre 700 ospiti, il dormitorio del Comune di via Pasubio è pieno, così come sono esauriti tutti i posti per l'accoglienza della Caritas - elenca il sindaco - trovare una sistemazione per chi dorme all'Appiani non è semplice. Quello che possiamo fare nell'immediato è ricavare qualche altro posto in via Pasubio. Abbiamo fatto un sopralluogo con i Vigili del fuoco per valutare come rendere agibile il secondo piano. Faremo piccoli interventi ma riusciremmo ad avere una decina di posti in più: non sarebbero comunque sufficienti». Conte rilancia quindi l'appello anche ai comuni vicini: «Bisogna reagire da comunità. Treviso non può essere lasciata da sola: chiedo anche agli altri comuni, quelli vicini, di fare la propria parte e mettere a disposizione degli spazi per questa emergenza». A oggi non si è fatto avanti nessuno.

Ultimo aggiornamento: 6 Dicembre, 08:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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