Accoltellamento a Carbonera, il papà dell'aggressore: «Che cosa hai fatto? Perché giravi con un coltello?»

Sabato 24 Giugno 2023 di Maria Elena Pattaro
Accoltellamento a Carbonera, il papà dell'aggressore

CARBONERA (TREVISO) - «Che cosa hai fatto? Perché giravi con un coltello?». Era incredulo e sgomento il papà del 17enne di Carbonera accusato di aver accoltellato un 16enne durante la rissa furibonda scoppiata giovedì sera a Pezzan di Carbonera tra sue fazioni di adolescenti: tre da una parte, due dall’altra. Il genitore è arrivato in via Grande, trasformata in campo di battaglia, quando i carabinieri avevano già fermato il figlio. Il ragazzo, di Biban, aveva cercato di scappare subito dopo la colluttazione, insieme all’amico e compaesano di 18 anni. Ma i militari li hanno intercettati e fermati poco distante. «Il papà era preoccupatissimo - riferiscono i residenti, che erano corsi in strada quando hanno sentito il trambusto - e incredulo». Probabilmente pensava che il figlio stese passando una serata tranquilla in compagnia degli amici, adesso che la scuola è finita. Invece era rimasto coinvolto in una rissa con altri quattro ragazzi. E, in base alle ricostruzioni degli inquirenti, sarebbe stato proprio lui ad affondare il coltello nella schiena del 16enne rivale. Il colpo ha rischiato di perforargli il polmone. Ora allo choc per la colluttazione, si aggiunge il timore per le conseguenze giudiziarie. La posizione del 17enne è infatti la più delicata. Se tutti e cinque i ragazzi identificati sono stati denunciati per rissa aggravata, al presunto accoltellatore vengono contestate anche le lesioni gravi e il porto di armi. L’informativa dei carabinieri è stata trasmessa nelle scorse ore sia alla procura dei Minori di Venezia, sia alla procura di Treviso. 

Il 17enne e l'amico: «Noi ci siamo solo difesi»

Dal canto suo, il 17enne e l’amico maggiorenne sostengono di essersi soltanto difesi. «Quando ci è stata puntata una pistola contro abbiamo reagito. Siamo stati aggrediti e ci siamo soltanto difesi» spiega il 18enne, ancora confuso per l’episodio di violenza andato in scena giovedì sera. Il ragazzo, difeso dall’avvocato Davide Favotto, ricorda bene i momenti che hanno preceduto l’agguato, e sottolinea un particolare importante: «Io non ero armato, il coltello l’ha tirato fuori il mio amico». Sul fatto che i due gruppi si siano dati appuntamento, però, non dà una spiegazione. «È ancora molto scosso per l’accaduto - afferma il suo legale - Quando sarà più lucido ricostruirà nel dettaglio i fatti. Al momento continua a ripetere di essere rimasto vittima di un’aggressione e di aver reagito di conseguenza. E che ad affrontare lui e il suo amico erano in quattro». Paolo Dotto, ex consigliere e primo residente intervenuto sostiene di aver contato cinque ragazzi in tutto, di cui tre scappati quando la colluttazione si è interrotta proprio grazie al suo intervento. Di un fantomatico quarto membro della “fazione” di Breda, al momento, non ci sarebbe traccia. Ma gli accertamenti sono ancora in corso. In quel punto di via Grande non ci sono telecamere ma alcuni occhi elettronici sono installati nel parco di Villa Maria, luogo di ritrovo per i giovani, e nelle piazze della frazione. I filmati potrebbero restituire informazioni utili sui movimenti dei due gruppi.

Il commento

«È spiacevole che questo episodio si accaduto in una frazione così tranquilla come Pezzan. Siamo sgomenti - commenta la sindaca Federica Ortolan -. I tempi sono cambiati: cosa spinge un ragazzo a uscire di casa con un coltello per difendersi o per aggredire? È una dinamica che ci sfugge, un fenomeno su cui riflettere e di cui capire le cause.

Ho intenzione di incontrare sia i ragazzi coinvolti che le loro famiglie». 

Ultimo aggiornamento: 10:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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